martedì 7 febbraio 2023

Elezioni regionali domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023

Domenica 12 e lunedì 13 febbraio si vota per eleggere il presidente di regione Lombardia e il nuovo consiglio regionale. Con o senza il vostro voto, il nuovo consiglio regionale sarà composto da 80 persone. Se andate a votare, potete scegliere i vostri rappresentanti del territorio. Se non andate a votare, li sceglieranno altri. Non ci sono listini bloccati come alle elezioni politiche, non ci sono scelte di partito, né segrete stanze: c'è l'opportunità di scegliere chi volete mandare in regione ad occuparsi dei problemi del vostro territorio. Come sapete, da 12 anni sono iscritta al Partito Democratico e ho imparato a dare fiducia solo a persone che conosco. Mai a persone a caso, mai su base di corrente, ma solo basandomi su come le persone si comportano, e scegliendo sempre persone che sanno dare e non solo ricevere, e che intendono il potere come "potere di fare" e non fine a se stesso. Per questo voglio consigliarvi alcune persone delle liste del partito democratico che in questi ultimi anni hanno avuto la mia fiducia. A Lecco voterò Simona Piazza e Pietro Radaelli , se abitassi a Bergamo voterei Jacopo Scandella , se abitassi ancora in provincia di Monza e Brianza dove ho abitato a lungo voterei Irene Zappalà , se abitassi a Milano voterei Diana de Marchi e Pietro Bussolati . Vi consiglio di votarli se ne avete voglia e soprattutto nei prossimi anni se vorrete incontrarli contattatemi, e potrete verificare di persona che sanno essere presenti, ascoltare e prendere in carico le domande dei cittadini.

Ma soprattutto, ovunque, in tutta la Lombardia, votate Pierfrancesco Majorino presidente! Dopo 28 anni è ora di cambiare rotta!

martedì 4 ottobre 2022

Individuare il giusto candidato alla presidenza di regione Lombardia

Non è tempo di nomi ancora per il candidato o la candidata che affronterà nei prossimi mesi il lungo percorso per provare a strappare al centrodestra la guida della nostra regione. 

Non è tempo di nomi ma di contenuti e soprattutto di metodo per l'individuazione del profilo migliore.  Quali caratteristiche deve avere il candidato che rende potenzialmente contendibile la nostra regione?

1. Metodo nella scelta: il candidato deve essere scelto dalla base del Partito Democratico ma anche dai simpatizzanti, dal popolo del centrosinistra, da tutti coloro che si riconoscono nei nostri valori. Per cui, è indispensabile indire delle primarie, come per altro già ci invita a fare il nostro statuto per tutte le cariche apicali. 

2. La coalizione: l'unione fa la forza, per cui se vogliamo governare regione Lombardia dobbiamo farlo con altri, e non da soli. Si sta già facendo un percorso in questo senso ormai da mesi, ma è indispensabile che le vicende nazionali non influenzino eventuali alleanze locali e liberarci dai veti reciproci: Italia Viva, Azione, Movimento 5 Stelle e sinistra sono tutti interlocutori ugualmente validi ed interessanti, non si può lasciare fuori nessuno. 

3. Il profilo del candidato: prima ancora dei nomi, secondo me indispensabile un candidato che sa come prendere i voti perché abbia già avuto una cospicua esperienza in questo senso, che conosca i meccanismi di regione Lombardia, che abbia tempo da dedicare alla campagna elettorale e che sia disponibile a restare come capogruppo di opposizione in caso di sconfitta. Possibilmente non di Milano, perchè il PD a Milano funziona benissimo ma già prende i voti, è dalle province che dobbiamo ripartire, dalla vicinanza alle aree remote, dai paesi e dalle piccole città che hanno peculiarità proprie. Per cui o un consigliere regionale uscente o un sindaco a fine mandato o a mandato già terminato, in modo che siano in grado di fare tutto quanto necessario. Nessun supertecnico, nessun sindaco che ha ancora anni di mandato davanti, che poi in caso di vittoria deve rimandare al voto una città (con conseguenze su giunta, consiglio e staff) e in caso di sconfitta tornerebbe a fare il suo lavoro. No persone non radicate sul territorio che hanno vissuto piuù fuori che dentro la Lombardia.

Auspico una presa di posizione chiara del Partito Democratico per le primarie, partecipate, aperte a tutti e che si tengano in tempi ragionevoli per poi avere il tempo di costruire una campagna elettorale che coinvolga iscritti e militanti e dia la carica a tutti coloro che vogliono impegnarsi. Va progettata tutta un'altra Lombardia e va progettata credendoci davvero con le persone giuste. 


venerdì 29 luglio 2022

La conferenza delle Donne Democratiche lombarde chiede le primarie per la scelta del/la candidat* alla presidenza di regione Lombardia

 

Al segretario regionale del PD Lombardia Vinicio Peluffo

Al presidente della direzione regionale Claudio Bragaglio

Al presidente dell’assemblea regionale Federico Gusmeroli

 

Oggetto: Richiesta convocazione primarie regionali di coalizione per l’individuazione del/della prossimo/a Candidato/a Presidente della Regione Lombardia

 

Premesso che:

• la Conferenza delle Donne Democratiche è un’organizzazione riconosciuta dal Partito Democratico a norma dell’art.1 dello Statuto nazionale, così come disposto dall’ art. 31 dello Statuto nazionale del Partito Democratico;

• la Conferenza Nazionale è articolata in realtà territoriali e fra di esse le Conferenze Regionali sono il livello essenziale del collante fra la Conferenza Nazionale e i territori;

• le Donne Democratiche, ad ogni livello, promuovono la partecipazione femminile attiva alla vita politica del Partito Democratico;

 

Considerato che:

• la conferenza regionale si definisce di conseguenza come luogo di elaborazione politica e di perseguimento di obiettivi di parità di genere concreti e misurabili e di rinnovamento, come recentemente ribadito anche dal nostro segretario nazionale;

• nei primi mesi del 2023 si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del Presidente della Regione Lombardia oltre che del Consiglio Regionale;

• le Donne Democratiche lombarde hanno attivato tavoli di lavoro tematici con l’obiettivo di contribuire alla realizzazione del programma elettorale del Partito Democratico e della coalizione di centrosinistra per le prossime elezioni regionali e politiche;

• molte donne democratiche saranno impegnate, in prima persona, nella campagna elettorale regionale con diverse modalità e con diverse competenze, tutte indispensabili per il raggiungimento dell’obiettivo;

Visto che:

• nonostante i proficui incontri trasversali fra i Partiti, volti a costituire la futura coalizione, non è stato ancora individuato un/una candidato/a Presidente unitario/a per la Presidenza della Regione Lombardia, così come relazionato dal Segretario Regionale PD Vinicio Peluffo all’Assemblea Regionale PD del 2 Luglio 2022 a Melzo;

• nell'ambito del confronto democratico, lo strumento delle primarie si pone come il principale metodo di selezione della classe dirigente del Partito come da art. 24 comma 1 dello Statuto Nazionale del Partito Democratico;

• lo strumento delle elezioni primarie può e deve alimentare, soprattutto ora, una partecipazione attiva di iscritti, militanti, simpatizzanti, giovani e donne, utile alla scelta della candidatura oltre che di mobilitazione per il cambio di governo regionale;

Si chiede:

• All’Assemblea Regionale del PD Lombardia, alla Direzione Regionale del PD Lombardia e alla Segreteria tutta di esprimersi favorevolmente alla convocazione di elezioni primarie di coalizione per la scelta del/della candidato/a Presidente della Regione Lombardia.

 

 

Conferenza Donne Democratiche Lombarde 

(documento prodotto dal coordinamento regionale delle Donne Dem Lombarde)




domenica 3 luglio 2022

Maternità in arrivo e stereotipi

Oggi ho ricevuto un messaggio "pensa a tuo figlio e non alla stupida politica" come reazione a una storia Instagram che avevo postato ieri: il soggetto è stato rimosso immediatamente dagli amici. La mia pazienza con gli stereotipi di genere è terminata qualche mese fa dal primo ingresso in un negozio di articoli per l'infanzia, ma d'ora in avanti sarò assolutamente chiara e netta: non c'è spazio, tempo e modo per veicolare cose come "sarai mamma quindi" e "si è sempre fatto così", commenti e opinioni non richieste causano semplicemente un fastidio aggiuntivo ai problemi del quotidiano e di fatto reiterano gli stereotipi continuando a raccontarli e a generare la necessità e una risposta che però, dopo anni che scrivo, posto e ragiono su questi temi, non intendo investire tempo a darvi. Per cui finite immediatamente tutti di dare consigli non richiesti, veicolare certezze, pensare che siccome una cosa è successa nelle vostre vite deve succedere per forza a tutte, o peggio ancora in caso di uomini cercare di ribadire quale dovrebbe essere il mio presunto posto: non ho tempo per voi e finirete cancellati dagli amici, non intendo dedicare un minuto a spiegare a vittime del patriarcato perché date fastidio, arrivateci da soli. Punto. Siete offensivi, fastidiosi e pesanti da gestire dopo un po': moltiplicate le vostre stronzate per decine di persone che potrebbero ripeterle, immaginate se ogni persona con cui ho a che fare invece di interagire con me e con la mia soggettività si mette a dare consigli non richiesti e criticare le mie scelte, e ve ne renderete conto. Leggete le cose che ho detto e scritto negli ultimi 10 anni a proposito della parità di genere: mi aspetto che quel trattamento sia applicato a me, per prima, in modo spontaneo e naturale. Se non siete in grado di superare i bias cognitivi patriarcali, io non ho più tempo di aiutarvi, osservate le mamme e le donne libere e imparate da solo invece di giudicare. 

venerdì 20 maggio 2022

Agorà Democratica #genitoriallapari lunedì 23 maggio 2022 ore 18.30

Lunedì 23 maggio parteciperò all'Agorà Democratica organizzata da Luca Filippa, segretario del circolo PD Econdem Milano, in collaborazione con Tommaso Nannicini. 
Dobbiamo smetterla di indignarci per le parole di qualche “presunto” imprenditore che deliberatamente viola la legge discriminando donne e giovani. Bisogna passare all’azione. Nel 2022, non è più accettabile che l’80% della differenza di salario tra uomo e donna dipenda dalla scelta di avere figli. Se non facciamo nulla, ora e subito, la parità di genere rimarrà purtroppo un bel sogno. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), sulla base delle attuali tendenze sociali in atto ci vorranno 207 anni prima di raggiungere lo stesso tempo impiegato per lavoro retribuito e non retribuito da parte di donne e uomini. Un'eternità. Per fortuna i cambiamenti culturali in atto possono essere accelerati da una strategia complessiva fatta di welfare, congedi, sostegno alla genitorialità e investimenti. Per arrivare presto al vero obiettivo da raggiungere: lo stesso tempo. Lo stesso tempo per uomini e donne dedicato alla carriera lavorativa e alle scelte familiari. Come si può conciliare vita e lavoro? Non si deve, bisogna condividere. Per prima cosa è necessario ridistribuire il carico di lavoro che pesa solo sulle donne, divise tra professione e figli, carriera e cura, affermazione e famiglia. Questo è l’obiettivo del disegno di legge “Interventi per l’equità di genere nel tempo dedicato al lavoro e alla cura dei figli”, che vede come primo firmatario il Senatore Tommaso Nannicini. Dodici articoli, tre livelli di intervento: persone, imprese, territori. E poi: - congedi obbligatori e identici per entrambi i genitori, - anticipi retributivi e sgravi contributivi alle imprese, - bandi aperti per rafforzare i servizi territoriali. Non basta una riforma, serve una rivoluzione culturale perché la conciliazione diventi realtà. E’ il momento di aggredire uno squilibrio scaricato sempre e solo sulle donne, perché fare un figlio è un lavoro che si fa in due.
Partecipano Susanna Camusso, Loredana De Petris, Valeria Fedeli, Chiara Gribaudo e Tommaso Nannicini.

Ne discutono:
- Michela Cella (docente Università Bicocca, Milano)
- Cristina Coviello (avvocata)
- Roberto D’Incau (consulente HR)
- Diana De Marchi (consigliera comunale PD, Milano)
- Elena Di Biase (senior director)
- Donatella Fornaciari (Dipartimento Famiglia e Pari Opportunità – PD)
- Paola Gilardoni (Segretaria CISL Lombardia)
- Cristina Maranesi (Coordinamento Donne Democratiche Lombarde)
- Azzurra Rinaldi (ricercatrice Unitelma Sapienza, Roma)
- Andrea Rosa (dirigente)
- Giacomo Zani (collettivo Mica Macho)




DOCUMENTI RELATIVI


Per partecipare, ecco il link Zoom: 

giovedì 12 maggio 2022

Panchine Europee in ogni comune

 Il weekend della festa dell'Europa è stato ravvivato, in molte città, anche dall'inaugurazione di tante nuove panchine Europee: A Milano, dove ormai si stanno diffondendo a macchia d'olio in ogni quartiere, sono state inaugurate due nuove panchine in Piazza Fratelli Bandiera, realizzate dai ragazzi delle scuole elementari e medie Pisacane Locatelli in collaborazione con il Movimento Federalista Europeo e inaugurate con l'europarlamentare Piefrancesco Majorino (video inaugurazione qui https://youtu.be/AZBvxVeCxgk ) l'assessore Lamberto Bertolè e parte della giunta e del consiglio di Municipio 3, e una panchina in piazzale Bande Nere vicino all'area giochi, realizzata dall'associazione WAU Milano in collaborazione col comitato di quartiere. WAU Milano ha inoltre presentato la settimana scorsa il progetto delle panchine europee alla fiera "Fa' la cosa giusta". 

E poi la seconda panchina di Torino, in zona 3, realizzata grazie al gemellaggio con il Municipio 3 di Milano, una a Cattolica (RN) inaugurata con l'on. Damiano Zoffoli, una a Valmadrera (LC) realizzata dai ragazzi del CFP locale e la bellissima iniziativa di Legnano (MI) dove il comune ha coinvolto le scuole elementari nella realizzazione di 9 panchine, inaugurate ieri mattina alla presenza dell'Europarlamentare Patrizia Toia e dei 300 bambini delle scuole elementari che hanno riempito con la loro gioia il parco Falcone e Borsellino. Grande festa anche a Corsico (MI) sabato mattina, dove la banda ha suonato l'inno d'Europa per accogliere l'europarlamentare Irene Tinagli che ha inaugurato una panchina molto originale e diversa dalle altre ( video inaugurazione: https://youtu.be/oVeGK6_WNlw ).


Anche nello scorso fine settimana, sabato 30 aprile sono state inaugurate due nuove panchine europee. La prima a Seregno (MB) fortemente voluta dal Movimento Federalista Europeo di Monza e Brianza, all'inaugurazione era presente il sindaco Alberto Rossi. 
La seconda panchina è stata realizzata a Scanzorosciate (BG) all'interno di un progetto di riqualificazione del Parco Inclusivo in via Galimberti realizzato in collaborazione con diverse associazioni del territorio e realizzata dal Progetto Giovani Scanzorosciate. All'inaugurazione era presente il sindaco Davide Casati, anche segretario provinciale del Partito Democratico di Bergamo.
Per chi vuole realizzare una panchina Europea nel proprio comune è a disposizione un sito con tutte le informazioni sul progetto https://panchinaeuropea.com/ e una mail panchineeuropee@gmail.com, ma anche una pagina Facebook https://www.facebook.com/PanchinaEuropea/ che raccoglierà le foto. L'obiettivo del progetto è quello di coinvolgere i giovani e favorire un senso di appartenenza all'Unione Europea. 

martedì 8 marzo 2022

Novità di vita

Ci è voluto un po' di tempo, ma alla fine è arrivato il momento anche per noi: c'è un bimbo che cresce nella mia pancia giorno dopo giorno. Molti di voi se ne erano accorti da quando mi avete vista rifiutare cene di Natale, alcolici, sushi, avere attacchi di nausea improvvisi, fare analisi comparate degli asili nido di tutta la città (ancora in dubbio su quale scegliere, scrivete pure per esperienze e referenze) e degli ospedali di mezza Lombardia (per fortuna grazie all'età ho ascoltato innumerevoli racconti di parti altrui negli anni e ho trovato il posto giusto, con epidurale gratis e cesareo programmato per scelta materna), postare foto di donne visibili col pancione o bimbi piccoli, per precisare che gli stereotipi su cosa devono essere o non essere le mamme no, non me li dovete piazzare perché non troveranno posto nelle nostre teste. Facebook lo ha saputo subito, perché mi pubblicizza solo giocattoli e passeggini fin dal primo test di gravidanza: pare che Mark Zuckerberg abbia più info del medico! 

Dopo 4 anni di tentativi, giorni calcolati con appositi test, controlli di ogni genere, alla fine dopo l'estate scorsa abbiamo smesso di calcolare ormai convinti che non sarebbe comunque arrivato più, e invece proprio a novembre, probabilmente il giorno del nostro anniversario, pare ci fosse un ovulo funzionante in circolo. Così per caso, tra l'altro accolto da alcol e sushi giusto per essere sana fin da subito. 

Ora che il periodo a rischio è superato dunque, è tempo di annunciare che io e Stefano diventeremo mamma e papà, anzi genitore 1 e genitore 2 (dove 1 però è lui perché sarà il primo che le educatrici dell'asilo dovranno disturbare in ordine di priorità). Saremo pronti? Non credo proprio, sicuramente non siano pronti finanziariamente a mantenere una terza persona per 30 anni, ma se non lo siamo ora non lo saremmo stati comunque mai. Termine previsto il 17 di agosto, un periodo bellissimo perché ho sempre pensato che con i vestiti estivi il pancione sia più gestibile e portabile. Il nome per ora non si rivela (anche se l'abbiamo scelto da 4 anni), certamente avrà doppio cognome: de Benedittis Maranesi.

Certamente siamo riusciti fin da subito a gestire le relazioni esterne in un'ottica di evitare trasmissione di stereotipi e richieste di adeguamento ad uno standard, e sto provando a rivolgermi solo a professionisti che abbiano un approccio olistico alla mamma e mettano al centro la mia soggettività. Il mio tavolo di lavoro sui congedi parentali per i neopapà non era casuale, ma per fortuna Stefano lavora in una grande azienda dove non ci sono problemi a dare i congedi facoltativi e dove anzi c'è un'integrazione salariale per i congedi parentali. 

Ma se sono così alla 17° settimana come sarò alla 38°/40°?



lunedì 7 marzo 2022

Guerre da fermare, una pace da abitare

Siamo donne delle istituzioni e delle associazioni, di partito e senza partito, di fede e senza fedi, vogliamo essere donne con il cuore multicolore e i piedi per terra. Abbiamo pensieri e storie diverse ma oggi l’unico pensiero è per la pace, contro la guerra, le armi e ogni forma di aggressione. Il territorio di Bergamo è diventato drammaticamente famoso nei due anni di pandemia e noi donne sappiamo quanto è costato far fronte all’emergenza: di colpo è stato visibile ed evidente come i lavori della cura e della relazione siano centrali e indispensabili. Bergamo è la provincia del volontariato, che sappiamo essere a maggioranza femminile, e le pratiche di solidarietà e di accoglienza di profughe e profughi sono già attive. Ma non vogliamo che le donne vengano considerate ancora una volta come le “crocerossine” del mondo, come coloro che si limitano a cercare di curare le ferite delle tragedie. Siamo confuse, arrabbiate, impotenti di fronte all’aggressione violenta di Putin, all’esibizione di un potere maschile che vuole cancellare democrazia, libertà, autonomia. 
Non vogliamo però che questi sentimenti ci lascino “senza parole”: le nostre emozioni e le nostre riflessioni camminano insieme, i pensieri e le pratiche si radicano nei nostri corpi e nelle nostre esperienze. Per questo non vogliamo che ancora una volta immagini di donne, bambini e bambine vengano “usate” per travolgere con un’emotività di superficie le nostre capacità di pensiero critico. Critico nei confronti di chi accusa pacifiste e pacifisti di coltivare ideali illusori e buoni sentimenti che non fanno i conti con la dura realtà e con la storia: è proprio dalla lettura della storia dei conflitti anche recenti, che abbiamo imparato che la guerra non si contrasta con le armi e la violenza. L’Italia e l’Europa hanno abbattuto il tabù dell’invio di armi offensive a Paesi belligeranti: noi pensiamo che questo “tabù” vada salvaguardato e che vada perseguito con ogni mezzo il tentativo di dialogo e mediazione. Non pensiamo sia necessario assumere la logica della guerra e della violenza per essere dalla parte di donne e uomini ucraini. Quando parlano le armi le donne vengono cancellate. Quando parlano le armi le donne vengono costrette a dimenticare la propria storia personale e collettiva e arruolate nello stato di necessità. Viene cancellata la storia politica che ha chiesto diritti senza esclusioni, che ha mutato le relazioni umane senza dichiarare nemici, che ha saputo agire pratiche di pace anche in guerra. Noi sappiamo che le armi sono il problema (anche quelle che da sempre vengono vendute con enormi profitti e acquistate dagli Stati con enorme spreco di risorse) e il nazionalismo non è la soluzione. Lavorare per la pace significa avere il coraggio del disarmo e inventare possibilità di dialogo che fermino ogni aggressione. L’azione nonviolenta a favore della pace in ogni territorio richiede la capacità di trovare parole convincenti, passi decisivi, condivisioni concrete e fattive. 
Non confondiamo popoli e governi, non confondiamo condizioni e vissuti; le minacce, le bombe che cadono sulla tua casa, le armi puntate, costringono a scelte difficili: sosteniamo le donne russe e ucraine che hanno il coraggio di parlare contro la guerra rischiando in prima persona, così come sappiamo aprire le nostre case per accogliere chi fugge dalla guerra senza fare distinzioni. 2 La democrazia italiana è nata nei lager, nelle carceri, al confino, in esilio, sulle montagne e nelle campagne, nelle fabbriche e nelle case dove un popolo disperso di donne e uomini ha trovato le radici del proprio essere nella storia, scegliendo quella democrazia che oggi ancora garantisce la nostra cittadinanza. Noi possiamo lavorare perché l’Europa si dichiari continente neutrale cominciando da ogni singolo Stato. L’art. 11 della Costituzione afferma che l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali: questo ci sostiene nella richiesta di immediate azioni diplomatiche e ci impegna ad avviare un confronto partecipato su che cosa significhi costruire un ordine fondato sulla sovranità disarmata. Ricordiamo che dall’Europa è partito il colonialismo e la ricchezza europea si è costruita con l’imperialismo, ma in Europa è cresciuto anche il sogno di libertà, uguaglianza e giustizia che ha alimentato la nascita della democrazia. 
Oggi la guerra è, come sempre, lo strumento per la ridefinizione dei poteri e l’appropriazione delle risorse: per questo le donne, ancora considerate risorsa, vengono zittite e arruolate in una rinnovata subalternità. Oggi ci sono tra noi donne che hanno responsabilità e potere di decisione. Siamo donne che sanno operare scelte e vogliamo fare la differenza. È tempo di cominciare un’altra storia, quella in cui la parola guerra diventa termine arcaico di un linguaggio caduto in disuso. Oggi rivendichiamo la pace, vogliamo che sia attuata ogni pratica di risoluzione dei conflitti, che si percorra ogni mediazione che salvi vite e territori. Non è un cammino già tracciato ma ogni strada si fa camminando insieme. 

BERGAMO, 2 marzo 2022

Seguono 423 firme di donne di tutta la Lombardia 



mercoledì 2 marzo 2022

Il post pandemia, il conflitto in Ucraina e la nostra capacità di andare avanti

Ogni crisi (dal greco antico κρίσις, “discernimento, separazione, giudizio” ma anche “punto di svolta”, a sua volta dal verbo κρίνω, “separare, scegliere, decidere”) dovrebbe essere colta come occasione per vedere con occhi diversi, aprirsi a nuove opzioni. Mi pare che invece gran parte dei problemi causati dalla pandemia si sia cercato di risolverli tornando il prima possibile a "tutto come prima", senza neanche mantenere le buone abitudini come la mascherina, e vedo un metodo uguale di fronte ad una possibile escalation di violenza nel conflitto ucraino e ad un'eventuale crisi energetica: nessuna innovazione, nessun metodo diverso, nessuna intenzione di provare strade che portino ad un altro risultato. Solo un tentativo di perpetuare un'abitudine, un "si è sempre fatto così". Un tentativo di tornare in fretta e furia sulla strada conosciuta, per esempio l'invio immediato di armi, o la necessità di separare le famiglie bloccando gli uomini ucraini tra i 18 e i 60 anni nel loro Paese dando per scontato che chi è nato con un pene sia disponibile a sparare (?). Persino di fronte all'ipotesi di una crisi energetica si è subito pensato di riaprire 7 centrali al carbone, come non avessimo mai parlato di transizione ecologica: troppo faticoso pensare di riaffrontare il problema da un altro punto di vista, troppo complesso pensare di diversificare e andare verso la cura dell'ambiente. Evidentemente meglio utilizzare la guerra come strumento per dire "cancelliamo tutte le battaglie pregresse" e rimettere in campo i soliti metodi.

Esattamente come avvenuto con la pandemia, nel momento in cui qualcosa interviene e dà l'opportunità ai vecchi metodi e al potere costituito di riprendersi i suoi spazi, parità di genere, diritti, transizione ecologica e tutte le battaglie degli ultimi decenni vanno a quel Paese. Persino la cultura oggi è diventata uno strumento politico, con direttore d'orchestra e soprano impossibilitati a lavorare perché non volevano prendere una posizione politica, la giovanissima italiana ballerina del Bolshoy che decide di restare a Mosca che sembra un'aliena (perché mai dovrebbe rientrare?), e ieri persino la denuncia su Instagram di un docente della Bicocca a cui viene comunicato che il suo corso su Dostoevskij non d'ha da fare. Per ragioni di opportunità, dichiara inizialmente l'Università, poi quando dai social media si scopre che il politically correct non era quello che sembrava, l'Università ritratta e peggiora la situazione, inventando una sorta di necessità di riequilibrio delle posizioni, inserendo autori ucraini nel corso su Dostoevskij, manco fosse una campagna elettorale con par condicio!

"Il cielo era così stellato, così luminoso che, guardandolo, non si poteva fare a meno
di chiedersi come è possibile che sotto un cielo così possano vivere uomini senza pace"


giovedì 10 febbraio 2022

Congedi parentali per i neopapà: tavolo di lavoro del coordinamento regionale delle Donne Democratiche lombarde

Con il coordinamento delle donne democratiche lombarde ho organizzato questo tavolo di lavoro, aperto a donne e uomini di tutte le province lombarde. 

Premesse e basi del ragionamento:

A)        Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

B)       La direttiva Europea

Il 4 aprile 2019 l’assemblea Plenaria del Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva le nuove misure per facilitare la conciliazione tra lavoro e vita di famiglia.

La legge[1] stabilisce i requisiti minimi che tutti gli Stati membri dovranno attuare nel tentativo di aumentare le opportunità delle donne nel mercato del lavoro e rafforzare il ruolo del padre, o di un secondo genitore equivalente, nella famiglia. Beneficeranno di tali norme i bambini e la vita familiare, rispecchiando al contempo più accuratamente i cambiamenti sociali già in atto nell’Unione Europea e promuovendo la parità di genere.

Il padre o il secondo genitore equivalente, se riconosciuto dalla legislazione nazionale, avrà diritto ad almeno 10 giorni lavorativi di congedo di paternità retribuito nei giorni vicini alla nascita. Tale congedo dovrà essere pagato ad un livello non inferiore all'indennità di malattia. In seguito a questa direttiva, la legislazione italiana è stata aggiornata con l’ultima legge di bilancio ed è ora in vigore il congedo di 10 giorni per i neopapà.

Nella direttiva europea è presente anche la richiesta di dare un minimo di due mesi di congedo parentale non trasferibile e retribuito a ciascun genitore. Questo congedo sarà un diritto individuale, in modo da creare le condizioni adeguate per una distribuzione più equilibrata delle responsabilità.

La direttiva, approvata dal Parlamento Europeo con 490 voti a favore, 82 contrari e 48 astensioni, è entrata in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'UE. Gli Stati membri dovranno conformarsi alle norme entro tre anni, quindi entro luglio 2022, ponendo quindi un minimo di 10 giorni obbligatori retribuiti al 100% e due mesi retribuiti e non cedibili per ciascun genitore.

-         C) I disegni di legge esistenti: a partire dal maggio 2013, sia nella precedente legislatura che nell’attuale sono stati depositati diversi disegni di legge che chiedono l’introduzione, in varie forme, di congedi parentali equamente distribuiti tra i due genitori e di altre norme che favoriscano una piena condivisione dei carichi genitoriali. In questo senso segnalo le proposte ora in corso di discussione di Lia Quartapelle, Tommaso Nannicini e Giuditta Pini. Da segnalare inoltre l’emendamento di Elena Carnevali in legge di bilancio, fortemente sostenuto dal nostro Partito ma poi accantonato in favore di altre scelte giudicate prioritarie dal governo.

 

-             D) La situazione negli altri Paesi Europei: negli altri Paesi Europei ci sono situazioni frammentate e ciascuna caratterizzata da un suo particolarismo, frutto del sostrato culturale su cui la normativa vigente si è inserita. Da segnalare, oltre ai Paesi nordici, la Francia e la Germania, da tempo abituate a favorire la condivisione dei carichi genitoriali, il caso della Spagna: a partire dalla legge di bilancio 2020 è stato introdotto un congedo di 16 settimane per i neopapà, pagate al 100% e non cedibili[2]. E’ un dato positivo che ad oggi in ben 23 Paesi dell’Unione Europea il congedo di paternità è pagato più del 66% del salario abituale.

Contenuti:

Proviamo a chiederci cosa può fare il legislatore per dare attuazione concreta, dopo oltre 70 anni, a quel di fatto, con la consapevolezza che oggi siamo in un contesto europeo e che è più che mai prioritario crescere bambini che si sentano prima di tutto europei e non diventino adulti di un Paese dove la parità di genere ancora non è piena ed autentica, ma possano invece sperimentarla fin da bambini nel contesto famigliare in modo spontaneo e naturale. Permettere ai bambini di considerare in egual modo entrambi i genitori come un punto di riferimento e scardinare la logica patriarcale che vuole la donna dedita alla cura è un punto d’arrivo a cui si può giungere tramite delle modifiche normative? O il cambiamento deve essere prima culturale? Ci sono politiche che si possono mettere in campo per superare quell’abitudine che vuole la donna ferma ad occuparsi della famiglia rinunciando a se stessa e alla propria carriera lavorativa?

Ovviamente un graduale adeguamento delle normative a standard di parità non può prescindere da una piena applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro e da una lotta a tutto campo ai contratti precari, alle partite iva monocommittenti e ad altre tipologie di sfruttamento del lavoro che non permetterebbero di usufruire di nessun tipo di congedo o aspettativa, né alla mamma né al papà. Occorrerebbe inoltre integrare le normative sui congedi facoltativi già esistenti e fornire informazioni adeguate nelle aziende e in tutte le realtà lavorative anche non aziendali, perché attraverso l’informazione e la conoscenza si possono intercettare nuovi bisogni e provare a trovare soluzioni condivise ai problemi prima che emergano, anche coinvolgendo i corpi intermedi in modo più strutturato. 

Obiettivi del tavolo di lavoro:

-         Formare un consenso sulla proposta di passare dalla conciliazione alla condivisione e sulla necessità di congedi parentali obbligatori e retribuiti al 100% anche per tutti i neogenitori, indipendentemente dal genere 

-         Promuovere i disegni di legge già esistenti mettendo i nostri iscritti e militanti a conoscenza delle campagne in corso

-         Organizzare momenti di confronti con esponenti del sindacato ed altri esperti per permettere lo scambio di buone prassi e la conoscenza degli strumenti normativi già vigenti per quanto riguarda i congedi parentali, spesso poco conosciuti dagli stessi lavoratori.

Cosa faremo concretamente:

-    Coinvolgimento degli iscritti PD direttamente interessati al problema, anche se solo in prospettiva futura: donne e uomini che sono genitori o pensano di diventarlo, lavoratrici precarie che hanno subito mobbing o pressioni durante il periodo della gravidanza.

-    Incontri, per il momento online, di confronto per favorire una rete territoriale tematica trasversale.  

-     Organizzazione di dibattiti alle varie feste de l’Unità estive in un’ottica di apertura alle famiglie.

-       Altre iniziative che dovessero emergere dalle partecipanti al tavolo, con particolare riferimento a singole casistiche o realtà territoriali o collaborazioni con altre realtà associative femminili e non che si occupano di questo tema.


I pinguini sono animali che crescono i piccoli insieme: i genitori spesso si scambiano e il papà può stare da solo col piccolo anche un mese.




[2] Report annuali dell’associazione "International Network on Leave Policies & Research"  https://www.leavenetwork.org/annual-review-reports/country-reports/

 

sabato 29 gennaio 2022

Abbiamo perso una straordinaria occasione per eleggere una donna

Qualcuno ha giudicato la possibilità di mettere sul piatto nomi femminili "una strampalata follia", per due mesi ci siamo sorbiti l'autocandidatura di un pagatore di prostitute condannato per frode fiscale come fosse una possibilità reale, tanti volevano Casini perché l'uomo mediocre piace e rassicura gli uomini mediocri, adesso però tutti si stanno intestando il Mattarella bis. Personalmente sono d'accordo, perché non si può scegliere un uomo in quanto uomo,  ma solo se ha il giusto CV e non ha mai rilasciato dichiarazioni di visive negli ultimi 30 anni che possono essere usate contro di lui e quindi Mattarella è l'unico corrisponde al profilo. Abbiamo perso una straordinaria occasione per eleggere una donna, ma è evidente che i nostri parlamentari non erano pronti per questo passaggio neanche a sinistra. Anzi soprattutto a sinistra, ci siamo trincerati dietro la volontà di non bruciare dei nomi, dove abbiamo attribuito alla destra le proposte di nomi come quello di Elisabetta Belloni che era apprezzato anche da Cecilia Strada per il lavoro con le ONG, abbiamo respinto persino Marta Cartabia perché siamo andati a cercare ogni singola sua dichiarazione di contestualizzata nel tentativo di dire che non era abbastanza femminista. Questo è un vizio della sinistra e soprattutto di noi donne: le altre non sono mai abbastanza. Intanto c'erano uomini del nostro partito e di tutto il centrosinistra che consideravano "abbastanza" un uomo mediocre, perché semplicemente egli rappresentava nella loro mediocrità. Bene che abbiamo evitato la mediocrità e a questo punto bene anche il Mattarella bis.

venerdì 28 gennaio 2022

Il presidente della Repubblica non deve rappresentare una parte

Vedo emergere sempre di più nelle discussioni questa idea distorta che se il/la potenziale presidente della Repubblica non rappresenta me, non sarebbe un/a buon/a candidato/a. Credo ci sia un ragionamento distorto alla base: ci dimentichiamo che noi cittadini siamo rappresentati dai parlamentari che abbiamo eletto. A loro dobbiamo chiedere di portare avanti le nostre istanze, le nostre battaglie, proporre leggi, interrogazioni, interpellanze. Gli organismi esecutivi come il Governo sono nominati e non eletti, e il presidente della Repubblica è frutto di accordi che sono esito di una maggioranza in Parlamento che risale ormai a 4 anni fa e che assolutamente non può essere modificata a tavolino per eleggere il presidente di sinistra. Se il Partito Democratico ha 155 grandi elettori su 1009, va da sé che da soli il presidente della Repubblica non lo eleggiamo. Quindi è ora di iniziare a ragionare su profili istituzionali che a siano adatti a svolgere l'incarico, per la capacità di essere super partes e per il prestigio internazionale, anche se non ci rappresentano. Per esempio: i parlamentari scrivono le leggi, il presidente della Repubblica le firma. La maggior parte dei presidenti della Repubblica si sono rifiutati di firmare uno, massimo due disegni di legge in tutto il loro mandato. Tranne Cossiga che ne aveva respinti 22. Ecco, un presidente che fa da garante e che non vuole sostituirsi al Parlamento, per esempio, dovrebbe essere uno che non si sogna minimamente di rifiutare un disegno di legge se non gli piace. Su questo bisogna guardare il carattere, che sia un garante e non un decisore, un arbitro e non un protagonista della partita. Dopo due anni di decreti tutto abbiamo bisogno tranne che di trasformare l'Italia in una repubblica semipresidenziale.

giovedì 27 gennaio 2022

Sarà la volta buona per una presidente della Repubblica?

I bias cognitivi patriarcali sono negli occhi di chi guarda: anziano + giacca e cravatta + lunga carriera = autorevole. Fa niente se rilascia dichiarazioni stupide o se nella sua vita privata fa cose imbarazzanti. Donna + età avanzata + carriera = sicuramente ha fatto qualcosa che non va, se non ha fatto nulla di male ora l'avrà fatto sicuramente prima, e poi non può mica rappresentare me se ha mezza idea diversa dalla mia, quindi picche, a casa. Per cui abbiamo accettato culturalmente l'idea che per più di due mesi si parlasse di un candidato alla presidenza della Repubblica condannato in via definitiva per frode fiscale e che assunto atteggiamenti palesemente non coerenti con i valori della parità di genere e sul rispetto delle donne, accettiamo che vengano proposti i nomi di 86enni che avrebbero un'oggettiva difficoltà nei prossimi anni a portare avanti il mandato nel pieno delle loro forze, ma ogni volta che viene proposto il nome di una donna si va a scavare nel suo CV e a cercare video-interviste di 10 anni fa per vedere se c'è qualcosa che non va per cui può essere ritenuta non valida.

È incredibile il modo in cui tantissime donne di sinistra non appena esce una candidatura femminile provvedono immediatamente a fare un post per smontarla e dire che quella donna non le rappresenta. Io penso che il presidente della Repubblica non sia un nostro rappresentante perché non è un parlamentare che eleggiamo. Non deve essere necessariamente del mio partito, anche perché il mio partito non ha i numeri per fare una proposta di parte. Non è una battaglia identitaria in cui il presidente della Repubblica deve per forza rappresentare me o la mia parte politica, occorre invece che sia una figura in grado di fare sintesi, di essere mediatore, arbitro, il più possibile super partes. 

Io spero che domani sia la volta buona per trovare una quadra nel centrosinistra ma anche nel centro-destra e nel MoVimento 5 Stelle sul nome femminile, perché sì, è ora che una donna diventi presidente della Repubblica e che si cominci a riconoscere che anche le donne possono avere un'autorevolezza. 

martedì 25 gennaio 2022

Panchina Europea 🇪🇺 giardini Oreste del buono

Cos'è una panchina? Un luogo d'incontro, uno spazio di sosta mentre si cammina, un punto di riferimento all'interno di un parco.

Sabato scorso con il Comitato genitori Wow che mamme e papà! e i militanti del Circolo PD Marcona 101 abbiamo dipinto la prima panchina Europea di Milano, in un luogo della città frequentato e vissuto dai bambini e dai giovani, che ha un valore simbolico. Un messaggio semplice e immediato per tutti quelli che passano per ricordare che Milano è città europea e che tutti noi siamo cittadini europei. Vorremmo che tutti guardando la bandiera europea si sentissero a casa e si sentissero parte di una comunità più grande.



All'inaugurazione, nel pomeriggio di sabato, hanno partecipato l'on. Lia Quartapelle, il consigliere regionale Pietro Bussolati, che in mattinata ci ha anche dato una mano a dipingere il blu, l'assessora al verde del comune di Milano Elena Grandi, il presidente del Municipio 4 Stefano Bianco, la segretaria metropolitana del PD Milano Silvia Roggiani, consigliere comunale Carmine Pacente, il segretario del Movimento Federalista Europeo di Milano Paolo Lorenzetti e la segretaria della Gioventù Federalista Europea di Milano Anna Ferrari.
Al termine, il consigliere di Municipio 4 Tommaso Stefanelli ha letto parte del discorso di insediamento alla presidenza del Parlamento Europeo del compianto David Sassoli, un tributo molto sentito e accompagnato da un minuto di silenzio.
A breve, la panchina verrà realizzata anche nel Municipio 1 e nel Municipio 7. Chi volesse informazioni o realizzare una panchina Europea nel proprio comune o nel proprio quartiere può scrivermi a PanchineEuropee@gmail.com.
Il progetto è stato registrato tramite blockchain a dicembre per garantirne l'autenticità. 


mercoledì 12 gennaio 2022

Assemblea cittadina di Lecco per la conferenza sul futuro dell'Europa

Sabato 15 gennaio ore 15 al centro civico Sandro Pertini di Lecco, abbiamo organizzato l'assemblea cittadina per la conferenza sul futuro dell'Europa. Accesso contingentato max 45 posti solo con GREEN PASS RAFFORZATO come da normativa vigente. 

L'assemblea vuole permettere ai cittadini di discutere le proposte del Movimento Federalista Europeo per la Conferenza sul Futuro dell'Europa:

https://futureu.europa.eu/profiles/movimento_federalist/activity?locale=it&filter%5Bresource_type%5D=Decidim%3A%3AProposals%3A%3AProposal  

Interverranno: 

Luisa Trumellini, segretaria nazionale del Movimento Federalista Europeo 

Dino Rinoldi, docente di diritto dell'Unione Europea presso l'Università Cattolica di Milano

Raffaele Straniero, consigliere regionale del Partito Democratico 

Sandro Gozi, presidente UEF e europarlamentare iscritto al gruppo ReNew Europe (da remoto)

Pietro Fiocchi, europarlamentare iscritto al gruppo conservatori e riformisti

Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco

Introduce e coordina Cristina Maranesi, segretaria MFE Lecco

Conclude Costantino Ruscigno, presidente MFE Lecco.

L'evento è inserito nel calendario ufficiale della conferenza sul futuro dell'Europa al seguente link: 

https://futureu.europa.eu/processes/Democracy/f/5/meetings/110617?locale=it

lunedì 13 dicembre 2021

Carrozze rosa: che ne pensate?

La petizione lanciata da una ragazza in seguito a due casi di violenza sessuale su Trenord è abbastanza controversa e mi pone dei dubbi, perché da una parte mi verrebbe voglia di rispondere che ci vuole più sicurezza, più videocamere, e soprattutto che bisogna educare gli uomini. D'altra parte penso a me stessa, che di notte non prenderei mai un treno, che quando vado in giro in auto chiudo immediatamente con la chiusura centralizzata per essere certa che se mi fermo ad un semaforo nessuno mi apra la macchina. Non mi sento segregata, ma mi sento invece al sicuro. Penso a quante donne non hanno avuto l'opportunità di fare la patente o di avere dei genitori che gli hanno comprato un'auto quando erano giovani "perché la mamma non ha mai avuto un'auto e la nonna non ha mai avuto un'auto" e poi invecchiando si trovano magari a fare lavori su turni o che finiscono in orari serali tardi, senza averlo mai immaginato prima. Perché la loro emancipazione non era considerata culturalmente importante quando erano giovani e non solo, purtroppo conosco anche ragazze di vent'anni di oggi che hanno famiglie così: in cui la libertà, l'emancipazione, la possibilità di spostarsi in autonomia non è considerata una priorità, né da loro stesse, né dai familiari e dalle persone che li circondano. Perché lavoravano nel commercio e 30 anni fa finivano alle 19:30, oggi se tutto va bene finiscono alle 22. A tutte quelle donne che dopo aver fatto la patente si ritrovano con il fidanzato che dice "non ti preoccupare, ti porto in giro io", poi a un certo punto divorziano e si trovano che non c'è nessuno che le porta in giro e devono di nuovo prendere i mezzi pubblici, e in più sono anche arrabbiate perché erano davvero convinte che il matrimonio fosse per sempre. Mi vengono in mente quelle donne che fanno un lavoro che non piace, e magari fisicamente pesante, come le donne delle pulizie degli ospedali ma anche degli aeroporti e delle stazioni che fanno orari assurdi, e si trovano a prendere treni magari alle 6 del mattino o a mezzanotte e non hanno comunque altra scelta ma soprattutto che dopo che le otto ore di lavoro hanno bisogno di svaccarsi e di stare in una comfort zone, comode, scomposte, con i piedi sul sedile di fronte, addormentandosi se necessario. Del resto, per me la mia auto è una comfort zone. Se sono stanca posso stare con la chiusura centralizzata e la mia musica a palla, e mi rilasso. 

Per cui non me la sento di giudicare chi ha raccolto quelle firme e anzi penso che chi vuole occuparsi di politica debba anche ascoltare le istanze degli altri per quello che sono, senza giudicarle, ma semplicemente prendendole in carico: per cui probabilmente si dovremmo educare gli uomini ma intanto che non li abbiamo educati vorrei che venissero salvati i posti di lavoro di tutte quelle donne che vanno o tornano alle 6 del mattino o a mezzanotte, di tutte quelle che, stanche, si addormentano su un treno da Milano a Sondrio o da Milano a Brescia perché è una tratta lunghissima, di tutte quelle che non hanno avuto la possibilità di avere un'auto o di mantenerla, di tutte quelle ragazze di vent'anni che escono in gruppo con le amiche ma poi quando rientrano una scende a Calolziocorte, una scende a Lecco, un'altra scende a Mandello e l'ultima che scende a Morbegno fa tutto l'ultimo tratto da sola. Di quelle che pur non rischiando una violenza sessuale o non temendo il contatto maschile con estranei di notte, tuttavia provano fastidio a vedersi fissare alle tette quando d'estate sono in giro senza reggiseno (io non lo porto mai d'estate perché mi fa caldo) o gente che ti fissa i piedi quando togli i sandali: non sono violenze, non sono molestie, ma probabilmente quando hai 18-20 anni rischi comunque di finire nei guai se sei da sola di notte su un treno e hai intorno persone così. Perché ciascuna ragazza o donna possa stare su un treno scomposta anche se ha una gonna corta, esattamente come un uomo, e addormentarsi se la tratta è lunga. 

Per cui non so se sono favorevole o contraria, ma so che se c'è un piccolo gruppo di persone, fosse anche qualche migliaia soltanto, che rileva un'esigenza di questo tipo, io dalla mia auto chiusa con la chiusura centralizzata in ogni orario, non dovrei certamente giudicare ma piuttosto prendere in carico l'istanza e sapere che qualcosa bisogna farlo: educhiamo le nuove generazioni certamente, ma ci sono anche le vecchie generazioni in giro; per altro conosco uomini di sinistra educati da mamma femministe che sono usciti molto male, per cui non garantirei che l'educazione possa fare miracoli in una società patriarcale, che considera il corpo della donna come naturalmente oggetto del desiderio e delle fantasie maschili.

Mettiamo le videocamere di sorveglianza e le forze dell'ordine, ma teniamo conto che le videocamere di sorveglianza non causano in automatico che il capotreno voglia uscire dalla sua carrozza e rischiare la vita per andare a difendere qualcuno o mettersi in mezzo in una rissa, né proteggono dagli sguardi molesti. E facciamo piano prima di giudicare delle donne che hanno deciso di sottoscrivere una petizione in cui chiedono semplicemente, dopo il loro tempo lavorativo o se tornano a casa stanche e sole, di essere al sicuro sedute su un sedile di un treno come fossero sul sedile di un'auto, come ci fosse un famigliare che ti sta dando un passaggio. 


Perché è un attimo che prima diciamo che ci prenderemo cura di loro in un altro modo (quello che abbiamo deciso a tavolino essere il modo giusto) e un secondo dopo le abbandoniamo incolpandole se si sono sedute al posto sbagliato o se per caso erano ubriache. Perché è facile dire che dovremmo investire nelle forze dell'ordine e nelle videocamere e nell'educazione degli uomini, ma poi nel momento in cui non viene fatto, se quelle donne non sentono di avere un'altra tutela, forse la soluzione che le dirette interessate propongono va quanto meno tenuta in considerazione.

Ecco la petizione per chi vuole fare una valutazione personale: Petizione carrozze rosa