domenica 30 giugno 2013

Perché sosterrò Civati al congresso del PD

Visto che di questi tempi il web pullula di articoli che danno il congresso del PD come qualcosa di già stabilito, in cui i 2 possibili vincitori sono già scritti, ho ritenuto utile spiegare la mia scelta anche a chi non mi conosce.
Il PD ha bisogno di rinnovamento. Di un rinnovamento vero, profondo, di sinistra, e ha anche di ringiovanirsi.
Quindi la prima caratteristica indispensabile che dovrà avere il nuovo segretario del PD è quella è essere una persona giovane. Non è vero che l'età non conta in queste cose, perché soprattutto quando si parla di lavoro solo una persona giovane può capire davvero come funziona il nuovo mondo del lavoro. Perché ha contatti diretti e veri, non formali, con i propri coetanei, e può capire più da vicino quali sono le problematiche da affrontare e i nodi da risolvere. E perché il mondo del lavoro sta cambiando con una velocità impressionante anche per chi ci è dentro, e chi non ne fa parte da decenni in modo attivo e partecipe ha sicuramente delle difficoltà a entrare nel nuovo sistema in modo concreto.
Inoltre aggiorna ogni giorno e più volte al giorno il suo blog, con cui ci rende partecipi dell'attività parlamentare e degli sviluppi interni al PD, il tutto senza la mediazione dei giornalisti e dei media ma in modo assolutamente diretto. E' fondamentale in un periodo come questo dove molte riviste riportano punti di vista solo di parte e su molti quotidiani (sia online sia cartacei) ritrovo sempre e solo informazioni approssimative, superficiali e ogni volta da riverificare.
In pratica, se dovessi farmi un'idea della politica in base a quello che leggo ogni giorno sulle varie testate giornalistiche, mi farei un'idea spesso imprecisa quando non proprio di parte. Altrimenti, mi tocca ogni volta andare a ricercare le fonti una ad una o confrontare più testate, cosa che però non tutti abbiamo il tempo di fare. Leggendo direttamente da una parlamentare quello che sta succedendo, si saltano tutti gli step intermedi e si ha la certezza che l'informazione che arriva è corretta. Certo se i media fossero gestiti da professionisti dell'informazione seri e preparati, non sarebbe necessario, ma purtroppo ultimamente è necessario.
Ho avuto modo di leggere un libro che aveva pubblicato in tempi non sospetti, "Il manifesto del partito dei giovani" che già nel lontano 2011 delineava un futuro interessante per il PD.
Da domani esce nelle librerie il suo nuovo libro qui recensito, che leggerò a breve e che vi invito a leggere.

Quindi vorrei fare un sunto delle motivazioni per cui sceglierò Civati al congresso del PD:

- giovane età con conseguente conoscenza effettiva del cambiamento in atto nel mondo del lavoro
- conoscenza pratica del modo migliore di utilizzare internet e i social network senza averne paura ma come strumento utile e irrinunciabile di propaganda ma anche per creare occasioni di aggregazione come il politicamp di reggio emilia previsto per il prossimo weekend
- idee programmatiche espresse nel libro del 2011 "Il manifesto del partito dei giovani"
- chiarezza nella comunicazione costante agli elettori o potenziali tali attraverso il blog, comunicazione continua che non viene mai a mancare su quasi tutti gli argomenti del dibattito politico in corso
- capacità di opporsi direttamente e apertamente alle scelte del partito quando queste non sono in linea con la campagna elettorale
- volontà di confronto diretto con gli elettori non solo via web ma anche per strada e anche quando adirati senza la frapposizione di innumerevoli filtri 
- ci darà la possibilità di recuperare alcune parti dell'elettorato disperse, cioè una parte dell'elettorato che è già migrata a grillo, una parte che ora minaccia di votare Sel la prossima volta perché questo PD ha fatto l'inciucio, e tutta l'area che era pro-Rodotà e che ora guarda con sospetto ai 101 che non sono mai usciti allo scoperto e si chiede perché ci ritroviamo ancora Napolitano
- la cosa più importante: da tutto ciò che esprime attraverso i mezzi di comunicazione a disposizione, appare una forma mentis chiaramente di sinistra e laica, senza ombra di dubbio e senza possibilità di equivoco.

Vogliamo dare una svolta a questo PD?

domenica 23 giugno 2013

L'istruzione dimenticata.

Ottima iniziativa di un gruppo del PD lombardo di scrivere una lettera ad Epifani per chiedergli di prestare più attenzione alla tematica della scuola e alla formazione, uno dei temi cruciali per il futuro del nostro paese, individuando all'interno del PD una figura competente a cui affidare la responsabilità dell'istruzione e della formazione.
"Il Partito Democratico ha bisogno di avere al suo interno un punto di riferimento certo per tutti i temi che riguardano l’istruzione e la formazione. Sarà altrimenti difficile dare il nostro contributo al necessario lavoro di rinnovamento della scuola italiana. E se oggi perdiamo di vista la centralità di questo tema, saremo poco credibili quando domani ci presenteremo agli elettori dicendo che per noi democratici la scuola è davvero importante"
Il testo completo della lettera è disponibile qui: Caro Epifani, e la scuola?
Un appello che sottoscrivo appieno.

martedì 18 giugno 2013

Quanta democrazia!

La vicenda della Gambaro sta dimostrando per l'ennesima volta, se ce ne fosse bisogno, la vera natura del Movimento 5 stelle. L'assoluta incapacità di tollerare le critiche altrui, di rispettare le opinioni diverse, seppur espresse con una professionalità e un tono rispettoso che il 90% degli elettori di quel movimento non saprebbe mai adottare. Cosa che già si era intuita in campagna elettorale con i casi Salsi e Favia, ma probabilmente chi li aveva scelti e ci aveva creduto pensava che ad un certo punto il movimento potesse "crescere". Passare dalla fase adolescenziale alla fase adulta insomma. Invece no, continuano su questa strada, quella di mettere alla gogna chi non dice signorsì al grande capo. Vediamo cosa succede adesso con l'intervista della Pinna di ieri sera.
Continuate così, ci state facendo un favore perché stiamo recuperando consensi, già nel sondaggio di ieri sera di EMG per il Tg La7 stavamo recuperando una piccola percentuale di voti. Tutti voti persi dall'altra parte dal M5s, elettori di sinistra delusi 2 volte. Vediamo di non deluderli noi di nuovo.

martedì 11 giugno 2013

Pensieri sparsi sulle amministrative di domenica e sul loro ottimo risultato


La vittoria a Siena, a Treviso e a Brescia sono fonte di grande soddisfazione e mi fanno pensare che tanti italiani ancora credono in un paese migliore, anche a lungo termine, e non corrono dietro ai facili populismi. Detto questo, non ubriachiamoci della vittoria:

- Se fosse stato un referendum, non avremmo raggiunto il quorum. Attenzione a non trarre conclusioni affrettate, con un'affluenza maggiore alle urne non sappiamo come sarebbe andata a finire.

- Molti di coloro che alle elezioni politiche avevano scelto il M5s, delusi dal comportamento dei loro rappresentanti in parlamento, hanno scelto di non tornare al voto. 

- Prendendo i risultati del 24 febbraio e togliendo buona parte dei voti del M5s, il PD avrebbe stravinto anche allora.

- I partiti di sinistra sono in genere più radicati sul territorio, e il sindaco lo eleggi in base a quello che sa fare, alle sue capacità amministrative se ci sono state in caso di riconferme e a quanto frequentemente si fa vedere per strada; non certo in base a di che colore vuoi le strisce pedonali.

- I cittadini che votano a sinistra hanno più senso civico e quindi andrebbero a votare anche in una giornata di sole pur dovendo perdere qualche ora di mare o montagna, cosa che un elettore di destra non farebbe.

- Era una domenica di giugno e molte persone in possesso di seconda casa hanno fatto il weekend fuori porta. La maggior parte coloro che hanno un'attività imprenditoriale o evadono il fisco tende ad avere una seconda casa. L'operaio e il precario no. Lo studente impegnato raramente.

- Gli elettori di destra, o almeno quelli con cui ho avuto a che fare io, hanno motivazioni meno profonde per i loro ideali. Motivazioni più pratiche. Cose tipo "gli immigrati danno fastidio quindi non li voglio", mentre l'elettore di sinistra ha ragionato sull'uguaglianza delle persone per stabilire che l'uomo è cittadino del mondo, quindi le sue motivazioni saranno più radicate; non necessariamente più forti nel confronto da bar, ma più profonde; oppure "non voglio pagare le tasse", pur sapendo che in fondo non è corretto ma senza analizzare fino in fondo le conseguenze di questa sua azione, mentre l'elettore di sinistra le tasse sa che le deve pagare comunque perché gliele levano dalla busta paga, oppure ha ragionato sul tema e deciso che il senso civico deve prevalere sull'egoismo; o ancora: "la meritocrazia significa che siccome io sono meglio di te tu ti arrangi perché io valgo", mentre l'elettore di sinistra tende a ragionare prima sul fatto che ognuno di noi può eccellere in qualcosa e che è compito della società permettere a ciascuno di essere valorizzato per quello che può dare al proprio paese. L'elettore disinteressato, che ragiona per stereotipi e non formalizza il proprio pensiero in un ragionamento in genere si interessa di politica solo quando c'è una propaganda elettorale vivace e continua attraverso tutti i mezzi di informazione: televisione, internet e ancora gli antichi manifesti cartacei per strada, a seconda dell'età dell'elettore e del tipo di lavoro che svolge.

Date queste premesse, io non trovo che la nostra vittoria ci debba stupire, ma trovo che sia sbagliato darne il merito al governo di larghe intese o al PD stesso per come è strutturato nelle sue gerarchie. Diamone il merito al suo radicamento sul territorio, all'impegno che ci hanno messo le persone nella propaganda e a come la sinistra ha saputo (sempre, non solo nelle ultime settimane) valorizzare i singoli candidati invece di correre dietro al leader come fanno i nostri competitor (o alleati?). Se il PD nazionale seguirà la linea del capo di governo, sostenendo che gli elettori hanno premiato il governo di larghe intese, ecco la prossima volta sarà un flop devastante. L'elettore non ha premiato il PD nazionale, e non ha necessariamente capito l'alleanza con lo storico rivale. Più probabilmente, l'elettore di sinistra ha apprezzato i candidati sul territorio e i loro meriti, e sicuramente l'elettore di destra aveva di meglio da fare domenica che andare a votare per dei candidati che per farsi propaganda usano l'immagine di Silvio invece di se stessi.

domenica 9 giugno 2013

La crociata di Grillo contro i giornalisti

Ok, il movimento è nuovo e vuole raccogliere il consenso di tutti coloro che sono rimasti delusi dalla politica tradizionale. E siccome le persone deluse dalla politica tradizionale non sono soddisfatte delle notizie che gli vengono fornite ogni giorno dalla televisione, dire che i giornalisti televisivi sono asserviti al sistema è un ottimo modo per raccogliere consensi da parte dei delusi.
Ci sono diverse opinioni però. Criticare tutto il sistema a prescindere dalla qualità e dalla professionalità dei giornalisti è una mossa puramente demagogica. Perché è ovvio che su 7 reti televisive + la carta stampata + innumerevoli siti web di news e blog vari ci saranno un tot di destra, un tot di sinistra e un tot filogrillini. Ognuna delle opinioni è declinata in versione per persone istruite e nella versione commerciale un po' idiota per l'italiano medio-basso a seconda del canale televisivo, e ogni idea ha lo stesso diritto ad essere espressa di tutte le altre, ovviamente se si tratta di un'idea genuina e non comprata. La cosa più buffa è che se l'è presa pure con i giovani giornalisti precari e sottopagati che si sbattono con ogni tempo atmosferico a correre dietro ai cittadini 5 stelle da intervistare.
Accusare chiunque di essere comprato dimostra che in realtà non ha fiducia nel popolo italiano. Sarà mai possibile che tutti siano comprati, giornalisti, politici, economisti? E' possibile. Ma a questo punto vorrebbe dire che tutta l'Italia è in vendita e che il popolo italiano tende a non considerare le proprie idee come una merce di scambio, il che sarebbe una pessima conclusione ma anche in questo caso la demagogia non è la risposta corretta.
Inizialmente Grillo sembrava voler utilizzare la rete come strumento di intelligenza collettiva, ma piano piano sta dimostrando sempre più di voler utilizzare la rete nello stesso modo in cui il suo predecessore utilizzò le televisioni personali.  Attenzione quindi prima di pensare di poter facilmente sostituire professionisti dell'informazione (spesso con anni di gavetta alle spalle) con chicchessia che scrive in modo sgrammaticato, scorretto, senza citare le fonti e senza verificarle, con toni da arringa di tribunale su ogni argomento di confronto. Il pluralismo delle voci è una ricchezza indiscutibile, sostituire completamente l'informazione classica con l'anarchia del web non esattamente. Traiamone le nostre conclusioni se vogliamo mantenere in essere la legittimità del confronto democratico nel nostro paese. Per confronto democratico intendo quello vero e costruttivo, non le urla, gli insulti e le volgarità per attaccare l'altro senza poi portare a una sintesi. Se c'è una strategia pensata dietro a questa crociata, stiamo attenti, perché non porterà a nulla di buono. Se non c'è una strategia pensata e fa solo parte degli attacchi a chiunque, (parlamento, giornalisti, tutto ciò che ha una parvenza di casta) facciamo comunque attenzione a non correre sempre dietro a chi ci dice quello che ci sembra di voler sentir dire. A volte le informazioni corrette non sono piacevoli, ma sono vere.

martedì 4 giugno 2013

L'italiano medio e la svolta del presidenzialismo. Siamo sicuri che ci serva?

Partiamo da una premessa: il popolo italiano tende ad avere una tendenza smodata a seguire un leader senza chiedere un dibattito. A comprare un prodotto senza controllare quello della concorrenza. A fare rate per qualsiasi cosa senza prima chiedersi se poi quelle rate riuscirà a saldarle tutte. A firmare contratti senza leggerli. Ora che tutti state pensando "non io" ditemi se avete mai letto per intero il contratto della banca o la bolletta telefonica con tutte le sue postille, impiegati dei call center esclusi. E diciamocelo chiaro, negli ultimi anni non si è fatto molto per coinvolgere i cittadini nella politica e dare loro gli strumenti per analizzare la complessità della situazione economica che ora il nostro paese sta attraversando. In generale, la maggioranza degli italiani non ha neppure la voglia e il desiderio di confrontarsi in un dibattito su qualcosa di serio che non sia come sbarcare il lunario. L'attività prevalente di una larga fetta di popolazione (soprattutto in certe fasce d'età e livelli di istruzione medio-bassi) è difendere delle regole più o meno diffuse e non scritte che vengono date per assodate come: senza il posto a tempo indeterminato non si vive, il mutuo è qualcosa che nel corso della vita deve per forza capitare perché essere proprietari di un debito è un vanto di cui parlare al bar, il matrimonio è un passo che nella vita si deve affrontare per sistemarsi e l'alternativa è essere circondati di rompiscatole in continuazione, i figli vanno battezzati per quieto vivere anche se non si è credenti, e tutti gli altri luoghi comuni che fanno da base alla vita di una larga parte della popolazione. Un insieme di luoghi comuni, di elementi dati per certi che denotano una scarsa capacità del cittadino medio di ragionare sulla base della contingenza, dell'unicità delle situazioni, della complessità di ciascuna persona e di quello che dovrebbe essere lo scopo principale della vita di ciascuno di noi, ovvero la ricerca della felicità e dell'equilibrio interiore. In pratica, l'equilibrio di una gran parte di persone è basato su idee imposte da altre e accettate come proprie senza nessun tipo di analisi profonda della propria vita e/o di quella altrui. L'altra parte della popolazione (talvolta le 2 parti coincidono) invece è impegnata ad aggirare le leggi, quelle scritte però: come evadere le tasse, come aggirare i vigili quando ti fermano, come ingannare l'autovelox, come fregare l'assicurazione, come darsi malati ad agosto senza farsi scoprire, come non pagare il biglietto dell'autobus, e tutto quello che vi sta venendo in mente in tema "fatta la legge, trovato l'inganno".
Italiani che vivono secondo questi costumi e con questo senso civico, vorrebbero però decidere su scelte elevate esautorando la politica dal farlo. La storia si ripete sempre, soprattutto quando non viene insegnata e si fa di tutto per farla dimenticare o per riscriverla secondo un modo di intendere i fatti parziale e demagogico.

Aggiungiamo un fatto: siamo nel bel mezzo di una crisi economica, un milione e mezzo di posti di lavoro persi dal 2007 secondo la CGIL, il precariato impera, lo sfruttamento non parliamone, sul lavoro nero è anche inutile approfondire; abbiamo un governo di larghe intese basato su un equilibrio sottile; il livello di istruzione medio degli italiani è scandaloso, la meritocrazia nei posti di lavoro è inesistente, all'estero ci chiedono cosa ci fa il nostro ex premier ancora lì e gli amici dall'estero ci invitano ad espatriare.

Aggiungo le considerazioni personali: l'attuale sistema ci ha dato Pertini, Scalfaro e tanti altri ottimi presidenti. Tra l'altro, ci si scandalizzava tanto durante l'elezione di Napolitano perché a quanto pare alla sesta votazione era quasi impossibile non avere un presidente, ma ricordiamoci che ci furono presidenti eletti dopo 12 o 15 votazioni, e addirittura Giovanni Leone nel 1971 fu eletto dopo 23 votazioni. E non mi dite che adesso c'è una situazione di maggiore emergenza, perché nel '71 si era in una fase altrettanto delicata.

Poniamoci una domanda: è davvero necessario occuparsi di riformare il modo di eleggere il presidente della repubblica ed eventualmente i poteri da attribuirgli ora? Davvero gli italiani sono interessati a questo, per la loro vita quotidiana, al di là dei sondaggi? E' una priorità? Dati i fatti di cui sopra, serve a qualcosa a migliorare il nostro paese avere un presidente con più poteri o eletto direttamente dal popolo? O fa comodo a qualcuno che ha già un piano in mente per il lungo periodo, e come al solito noi altri non vediamo quel piano o facciamo finta di non vederlo o pensiamo che non sia così tragico, e stiamo al gioco dell'avversario, detto anche competitor, ora provvisoriamente alleato? Non è più importante occuparsi ora di riforme economiche e per il lavoro, ed eventualmente più avanti occuparsi delle riforme istituzionali? Non è meglio prevenire il gioco dell'avversario invece di lasciarlo entrare in area con il loro schema e poi lasciare che la nostra difesa si sfasci per mancanza di gioco di squadra? Perché già lo sappiamo che poi va a finire così. E' già successo con Prodi, e quando ci sarà da fare propaganda per un candidato o un altro succederà di nuovo, noi ci spaccheremo su mille opzioni, loro avranno un solo nome e gli italiani di cui alla premessa saranno tutti davanti alla tv spazzatura, e da quella prenderanno ispirazione per la loro scelta. Io cercherei altre risposte prima. Anzi, diciamo meglio: io porrei altre domande prima, alla politica al paese, a come far crescere il nostro senso civico e a come rafforzare il rapporto con le istituzioni.