sabato 13 giugno 2015

Intervista di Radio Radicale all'on. Roberto Rampi sulla riforma della giustizia



Riporto un'intervista di Giovanna Reanda a Roberto Rampi a Radio Radicale sulla riforma del sistema carcerario. Un punto di vista aperto, fuori dagli schemi e in grado di mostrarci una nuova strada da percorrere verso una cultura della giustizia più che della sicurezza, vero una civiltà sempre più umana e attenta a quelle parti della società che tendiamo invece a voler nascondere e allontanare. 

G: Con Roberto Rampi, doppia tessera radicale e del Partito Democratico, parliamo di giustizia e delle parole del Presidente emerito Napolitano che oggi è tornato anche sul messaggio che inviò alle Camere, quel messaggio di cui tante volte i radicali e Marco Pannella hanno ricordato l’importanza, forse partendo proprio dal fatto che le Camere lo recepirono proprio nella maniera più appropriata sempre secondo i Radicali. Intanto onorevole Rampi che cosa ne pensa di queste parole di Napolitano che dice che bisogna tornare sulla riforma del sistema penitenziario del ’75 e rimetterci le mani?


R: Mi ritrovo molto come mi sono trovato moltissimo in quel messaggio e sono convinto che si sia persa un’occasione qui alla Camera e bene hanno fatto i Radicali ad assumerlo integralmente come mozione congressuale, io credo che sia un tema fondamentale. Giustamente nell’introduzione avete usato il termine Giustizia: il nostro ministero è un ministero di Grazia e Giustizia. Io credo che oggi il termine sicurezza e una cultura securitaria stiano prendendo piede sostituendosi a una cultura della giustizia. Per cui di fronte agli scandali, di fronte a tante cose negative che vediamo nella politica – ma non solo nella politica – però rischiamo di perdere delle conquiste fatte in termini di civiltà nel tempo. Sicuramente conoscere meglio le carceri italiane e non solo, capire che cosa è diventato il carcere e che cosa è da tantissimo tempo – pensiamo al famoso testo di Fromm – le carceri sono il luogo in cui la società nasconde tutto ciò di cui non è in grado di occuparsi. Allora forse ripensare anche a una cultura progressista di sinistra europea in termini ampi e laici dovrebbe rimettere al centro questo tema e quindi rivedere anche completamente l’ordinamento carcerario per mettere in carcere solo chi purtroppo in maniera inevitabile non può essere in alcun modo recuperato. 


G: Il Ministro Orlando ha detto che il carcere oggi in Italia è criminogeno. 


R: Io credo che sia tecnicamente vero, nel senso che tantissime persone, tantissimi essere umani, tantissime donne e uomini e molto spesso ragazzi e ragazze per pene lievi, magari indagati per pene lievi, perché molto spesso il carcere è carcere preventivo ed è carcerazione di innocenti, imparano in carcere a delinquere e escono dal carcere non avendo più la possibilità di fare un lavoro legale e regolare e grazie alle conoscenze acquisite in carcere iniziano a lavorare nel campo criminale quello vero. 


G: Una considerazione finale sul fatto che Marco Pannella ormai veramente non sapendo più dove dirlo ha ricordato questo messaggio di Napolitano, questo messaggio sulla giustizia, sulla legalità, sullo stato di diritto. Secondo lei il Presidente Mattarella evocato dallo stesso Presidente emerito oggi, avrà un’attenzione particolare su questi temi?


R: Ma io credo che possa averla considerata la sua storia politica e considerati i temi di cui si è occupato e anche il fatto che nel suo discorso al CSM ha toccato un altro tema che i radicali sollevano da tanto tempo che è quello dei tempi della giustizia, perché una giustizia nel tempo sbagliato non è giustizia. E noi dovremmo riprendere e su questo varrebbe la pena di fare anche una grande operazione culturale magari anche un’iniziativa che tematizzi la differenza tra giustizia e legalità. Perché la legalità è molto meno della giustizia, e quello che manca a questo Paese è giustizia. I cittadini hanno sete di giustizia e a volte la confondono con una legalità che diventa cultura securitaria e basta.

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