giovedì 31 dicembre 2015

Buon 2016 a tutti!

 

 

 

Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, di gente che sa fare il pane,
di gente che ama gli alberi
e riconosce il vento

Più che l'anno della crescita,
ci vorrebbe l'anno dell'attenzione.
Attenzione a chi cade,
attenzione al sole che nasce e che muore,
attenzione ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.

Oggi essere rivoluzionari significa
togliere più che aggiungere,
significa rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio,
al buio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.

 

Franco Arminio da "Geografia commossa dell'Italia interna"

mercoledì 30 dicembre 2015

Ecosostenibili si nasce ... o si diventa ma non in 3 giorni

La pessima idea del blocco del traffico, la classica soluzione d'emergenza per far vedere che si sta facendo qualcosa. Non importa cosa, l'importante è far vedere che siccome c'è l'emergenza qualcuno ha agito e si è preso il merito di aver tentato di risolvere il problema. Aspettare i dati per vedere i miglioramenti certo sarà utile a chi ha avuto l'idea per poi vantarsene, meno utile pensare di affrontare i problemi con dei palliativi quando è troppo tardi e peggio ancora strumentalizzare politicamente il problema "tifando" per una soluzione o un'altra.
La soluzione al problema non esiste e non ce l'ha in tasca nessuno se il problema viene affrontato così, cioè DOPO. Perché è un problema causato da tutti i cittadini, non solo da una parte o dall'altra, e è un problema comune a tante altre realtà europee e dei paesi industrializzati. 
Il problema dei nostri comportamenti e di come ci rapportiamo con il mondo: come se fossimo da soli. Come se la priorità di ciascuno di noi fosse proteggere un presunto proprio benessere, neanche quello della comunità a cui appartiene - figuriamoci quello dell'intero pianeta - ma proprio il proprio, il mio-tuo-suo benessere economico o apparenza di agio. Le case automobilistiche producono pubblicità di auto con 3.000 di cilindrata che consumano mezzo litro di benzina ogni volta che pigi l'acceleratore e ti mostrano strade deserte dove sgommare con codesto prodigio, poi ti imbottigli in tangenziale est con centinaia di altri clienti di tali case automobilistiche confrontando la tua auto con quella del vicino, ma per qualche motivo ti senti un figo e te ne vanti con tutti.
Poi il controsenso di chi se la prende con gli inceneritori se sono sul proprio territorio - come se l'inceneritore nel terreno del vicino fosse automaticamente la scelta più corretta perché non lo tocca di persona oggi - ma se gli dici di produrre un solo sacco di rifiuti indifferenziati a settimana (il cosiddetto secco) ti insulta perché non capisci niente della vita delle persone normali.
Se prima di acquistare qualcosa con un imballo e gettare qualcosa che non serve più pensassimo "e se questo gesto lo facessero 7 miliardi di persone? sarebbe sostenibile?" probabilmente cambiaremmo spontaneamente gran parte dei nostri comportamenti. 
La soluzione esisterà quando considereremo prioritario non tanto cambiare l'auto perché ci dicono che la nuova è più sostenibile - in realtà affascinati da una pubblicità ingannevole in cui ci fanno credere che noi come persone avremo più valore/bellezza/divertimento acquistando quel prodotto - quanto piuttosto far durare le nostre auto 300.000 km prima di buttarle, con adeguata manutenzione e prevenzione dei problemi. Certo sarebbe utilissimo cambiare le caldaie in città se sono vecchie e inquinanti, ma ancora di più lo sarebbe non tenere il riscaldamento sui 20 gradi d'inverno, e non perché c'è un divieto di farlo ma perché non ha senso avere 20 gradi in casa d'inverno. Sono le scelte piccole, quotidiane, di ognuno di noi che possono fare la differenza e a livello istituzionale sicuramente la scelta di investire sui mezzi pubblici, non 20 anni dopo le tangenziali e varie Teem e Pedemontana, ma in modo alternativo alle vie asfaltate. Prolungando la metropolitana con la stessa tempestività con cui è comparsa la Teem in tempo per Expo e facendo in modo che i mezzi pubblici siano fruibili da tutti in modo semplice e che non renda le giornata infinite
- orari sensati per il nuovo mondo del lavoro che cambia dove è sempre più normale avere turni di lavoro e impegni in orari che non sono 9-18 lunedì-venerdì
- puntualità, perché una persona puntuale di natura non vuole in alcun modo arrivare in ritardo agli appuntamenti giustificandosi con "mi sono affidata a mezzi di fortuna per arrivar qui"
- prezzo dei biglietti che sia in rapporto alla qualità del servizio
- reperibilità dei biglietti stessi, troppo spesso se si cerca di prendere un autobus o un tram di sera o di domenica non essendo in possesso di un abbonamento non è possibile reperire il biglietto
- sicurezza nelle stazioni anche in orario notturno garantita da videosorveglianza anche esterna se necessario. 



Un capitolo in particolare va speso per il prolungamento della linea M2 dal Cologno Nord a Vimercate: con la realizzazione di questo progetto sarebbe possibile collegare una delle aree più popolose dell’area urbana milanese e una delle più significative dal punto di vista produttivo mettendo in connessione diretta Milano con l'area del distretto hi-tech, inoltre ogni giorno transitano sulle nostre tangenziali pendolari provenienti da Bergamo, Lecco, Como e Varese con gravi danni per le persone e per l'economia, gravi ritardi e incertezze nella puntualità dell’arrivo delle merci, difficoltà per il raggiungimento del posto di lavoro, gravi danni per l'inquinamento e quindi sul lungo periodo per la salute dei cittadini. E sicuramente un alleggerimento del traffico sulla tangenziale Est sarebbe un vantaggio anche per l’aeroporto di Linate che oggi è più difficilmente raggiungibile in tempi brevi proprio per la congestione del traffico. 
Tra l’altro ci sono anche i margini per ridurre i costi del progetto iniziale, prevedeva un investimento di 477 milioni di €, per esempio sviluppando tutto il tracciato in superficie.  A gennaio 2014 si è parlato di utilizzare i soldi dell’aumento del casello della Tangenziale Est di Agrate per finanziarla ma al momento anche questo è rimasto solo un progetto. I cittadini di Vimercate, Concorezzo, Agrate Brianza, Brugherio e tutti i lavoratori delle aziende di quest’area aspettano da anni la metropolitana. 
Abbiamo avuto la Teem, tra poco -speriamo di no - la Pedemontana, decine di concessionarie di auto sul territorio ma ancora non un servizio di trasporto pubblico efficiente e al passo con i tempi.  

mercoledì 16 dicembre 2015

Il ministro Franceschini in visita alla Villa Reale di Monza


"Dobbiamo riconoscere che qui è stato fatto un lavoro molto importante, con una forma di lavoro consortile che è sicuramente il modo migliore per integrare esperienze pubbliche e private, un modello che è stato usato poco in Italia ma che noi vogliamo far diventare un modello sempre più utilizzato quanto meno per coordinare i diversi ruoli istituzionali: icomuni, le regioni e lo Stato. Ma anche per coinvolgere i privati come è avvenuto qui a Monza". E' soddisfatto il ministro Dario Franceschini dopo la visita alla Villa Reale di ieri: "mi paiono del tutto evidenti le potenzialità straordinarie di questo luogo - continua - sia per la posizione in cui è sia per i flussi turistici crescenti su Milano e la Lombardia e questo veramente può diventare un fiore all'occhiello, sia la Reggia che la meraviglia del parco". E riguardo la ristrutturazione dell'ala nord: "gli interventi devono essere accompagnati nello stesso momento al tipo di utilizzo che si vuole dare al bene recuperato. Mettendo insieme le risorse di diversi livelli istituzionali e un po' di Art Bonus - che è stato immaginato con un incentivo fiscale molto alto per coinvolgere i privati. Il Ministero ha destinato 1,5 milioni per il recupero del teatro quindi andiamo in questa direzione".



"Con il ministro Franceschini c'è stata un'inversione di tendenza sulla cultura - sottolinea l'on. Roberto Rampi in Commissione Cultura alla Camera - da Art Bonus alle risorse della legge di stabilità finalmente la cultura in Italia ha il ruolo che doveva avere. E Monza e Brianza che ha scommesso su questo, su una grande risposta popolare, ha un suo ruolo proprio dentro questo scenario".



giovedì 10 dicembre 2015

Oltre la superficie?

La superficialità è un approccio al mondo più comodo. Permette alle persone di semplificare in uno schema statico, di non porsi troppe domande. Di ridere e piangere quando si prova un'emozione con la certezza di avere amici intorno che provano la stessa cosa e quindi sentono empaticamente con te le stesse cose. Essere superficiali non ci mette in discussione, se c'è un dubbio ci salverà un slogan, uno schema altrui. Uno stile di vita precompilato. Una risposta - scelta da altri - a una domanda mai fatta in modo conscio. 
Possiamo sconfiggere la superficialità? No perché non è un nemico da sconfiggere, ma possiamo invece tendere un ponte verso le persone che guardano alla realtà senza approfondire. Senza mai andare sotto la superficie. Provando a far scoprire a queste persone cosa succede quando si mette in discussione il proprio punto di vista, quando tutto diventa dinamico. Quando si inizia a camminare non si smette più, quando si inizia a volare non ci si accontenta più di stare fermi su un ramo. In questo senso sono stata fortunata nell'aver incontrato persone che mi hanno fatto scoprire un mondo nuovo, che hanno dato voce al mio bisogno interiore di risposte con filosofia. Il fascino del dubbio, della conoscenza, della ricerca possono diffondersi solo se costruiamo un ponte anche verso quelle persone che sembrano affezionate alle proprie certezze.

superficie ghiacciata ... piena di sfumature

giovedì 3 dicembre 2015

Nessuno tocchi Caino: intervista a Radio Radicale dell'on. Roberto Rampi

Riporto una parte dell'intervista dell'on. Roberto Rampi a Radio Radicale - qui potete riascolarla - sul tema della pena di morte e sul ruolo dell'associazione "Nessuno tocchi Caino"

"Credo che in un momento come questo la paura rischi di mettere in discussione alcuni nostri diritti fondamentali e alcune basi culturali su cui è basata la nostra società: la convivenza civile e il diritto a una giustizia, la possibilità delle persone di recuperare rispetto agli errori che hanno fatto. Pensiamo oggi a quanti cittadini italiani, ma anche quanti cittadini del mondo, avrebbero la forza e il coraggio di dire che un assassino come quelli che stanno colpendo con il terrore diverse città del mondo, da Parigi al Mali alla Turchia, è una persona che se possibile dovrebbe essere recuperata e dovrebbe provare a essere reinserita nella società. È una cosa assolutamente contro il senso comune. Però questa è la battaglia che da sempre porta avanti “Nessuno tocchi Caino”. La pena di morte in molti Paesi è considerata un fatto normale proprio perché si considera che una persona che ha ucciso o ha commesso delle violenze inaudite su minori o su donne non abbia più il diritto di vivere.
Ecco io credo, pur senza andare a rispolverare Beccaria, che non appartenga allo Stato la scelta di dire chi ha il diritto di vivere e chi no. Lo Stato deve occuparsi in maniera pratica di risolvere un problema. Se c’è una persona pericolosa finché è pericolosa bisogna anche purtroppo detenerla ma in realtà l’obiettivo dello Stato è quello di capire le ragioni di quella persona e di provare a ricostruire un senso di cittadinanza.



Penso che questo Paese avesse qualche elemento forte da questo punto di vista perché sia la cultura cattolica sia la cultura del campo socialista avevano diffuso un’analisi, un’idea anche nei ceti più popolari che tutto sommato chi commette i crimini non lo fa solo per una spinta individuale ma lo fa perché deriva da un certo contesto e perché c’è un problema sociale. In questo momento storico questo tema è venuto molto meno. Ad esempio quando Bergoglio in Africa dice che è la povertà che ha armato gli assassini, dice una cosa normale in realtà per la storia della Chiesa ma non più molto sentita nel senso comune. Allora credo che in un momento come questo ci sia più bisogno di una realtà come “Nessuno tocchi Caino” che magari provi a raccontare anche la realtà delle carceri italiane, e quando noi pensiamo di compiere la giustizia quanta ingiustizia compiamo, che è una cosa di cui si parla poco. Ma soprattutto quel tema di fondo che peraltro è l’origine del nome: se Caino ha ucciso Abele, il problema è se noi abbiamo la capacità di non essere anche noi Caino e di trasformare Caino, cioè di fare in modo che Caino capisca il suo errore e superi il suo essere Caino, oppure se eliminandolo anche noi siamo noi tutti a diventare dei Caino. Ecco questo credo sia il problema." 

mercoledì 2 dicembre 2015

Fotografie libere per i beni culturali


Perchè liberalizzare le riproduzioni in archivi e biblioteche? …. ecco 10 buoni motivi per farlo.  
 
1. La tecnologia digitale agevola sensibilmente le operazioni di trascrizione, con la possibilità di rivedere la propria trascrizione in luoghi e tempi diversi da quelli di consultazione diretta; 
 
2. Lo scatto fotografico è assimilabile nello spirito e nelle funzioni all’atto di prendere appunti (la fotocamera digitale è mezzo di fruizione del documento come la matita personale o il computer portatile);  
 
3. La riproduzione a distanza non sottopone di per sé la documentazione ad uno stress maggiore di quello subito durante la normale consultazione;  
 
4. La riproduzione a distanza contribuisce anzi alla sua tutela del documento sia perché, a differenza della fotocopia, non implica un contatto diretto con il supporto, sia perché riduce al minimo il numero di accessi diretti alla documentazione consultata; 
 
 5. Si rendono più sostenibili i costi della ricerca permettendo agli utenti degli archivi di evitare lunghi e costosi soggiorni in trasferta;  
 
6. Si attenuano le disparità esistenti tra studiosi che dispongono di maggiori o minori risorse economiche, contribuendo a garantire un accesso più democratico ai fondi documentari (si pensi ai giovani laureandi, ai dottorandi privi di borsa, ma anche a tutti coloro i quali sono costretti a rinunciare alla ricerca archivistica per motivi di tempo e per i quali la fotografia libera sarebbe invece un valido supporto);  
 
7. Si incentiva la valorizzazione del patrimonio archivistico e bibliografico nazionale coinvolgendo come soggetti attivi un maggior numero di studiosi; 
 
 8. Si contribuisce a valorizzare l’insieme del nostro patrimonio culturale: il turismo di qualità si nutre infatti di contenuti culturali che sono spesso esito della ricerca documentaria condotta in archivi e biblioteche;  
 
9. Può costituire un’occasione di rilancio dell’immagine delle biblioteche e degli archivi che, sempre più marginalizzati, stentano ad essere percepiti come effettivi centri di diffusione della cultura oltre che come centri di conservazione; 
 
 10. Liberalizzare significherebbe stringere una rinnovata ‘alleanza’ tra operatori e utenza risaldandone il fondamentale rapporto fiduciario: da un lato numerosi utenti in archivio eviterebbero tentativi di eludere la sorveglianza fotografando furtivamente manoscritti e documenti in violazione delle norme, dall’altro gli istituti che custodiscono i fondi documentari sarebbero nelle condizioni di favorire il più ampio accesso alle fonti e creando le condizioni per la più ampia diffusione del sapere.
 

martedì 1 dicembre 2015

La scuola di Rozzano è solo un pretesto per alzare i toni?

Visto che Rozzano sembra diventata il centro di un presunto conflitto bigotti-infedeli leggiamo il comunicato della scuola che ha fatto da passerella d'onore a Salvini, Gelmini & co. 
 
 
      
 
"Non ho mai fatto rimuovere crocefissi né dalle aule del Comprensivo Garofani né da quelle delle altre scuole che ho gestito e diretto nel corso di più di vent'anni per un motivo molto semplice: nonc'erano" afferma Marco Parma, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo in oggetto "L'unico diniego che ho opposto riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola nell'intervallo mensa per insegnare canti religiosi ai bambini cristiani". 
 
E ci mancherebbe che la scuola debba diventare un surrogato del catechismo, tanto più ad opera di soggetti esterni che vogliono entrare nella scuola: mi pare il minimo che debbano chiedere al preside e possano tranquillamente sentirsi dire di no.
Informarsi, leggere, confrontare le diverse versioni dei fatti. No non è la descrizione di un detective ma di un qualunque giornalista un minimo capace e anche di chi rilascia dichiarazioni a muzzo. 
Al di là della mia opinione personale, per cui la scuola dovrebbe essere laica e non destinata in alcun modo ad una formazione religiosa di parte dei ragazzi, qui si tratta proprio di cambiare i fatti e utilizzarli a proprio uso e consumo. 
Trovo peraltro stupefacente il comportamento dell'italiano medio: paga per il sesso, bestemmia al bar, non va a messa quasi mai, cerca di raggirare il sistema con tutti mezzi possibili e si comporta in modo spontaneo violando ogni giorno alemno 7 o 8 - presunti - comandamenti, ma quando si parla della festa di Natale e del crocifisso nelle scuole dice di voler difendere la propria cultura. Mi sfugge quale. Soprattutto in una scuola in cui sono andate le telecamere a riprendere le pessime condizioni in cui sono le aule e le aree comuni, sinceramente anche avessero tagliato sulla festa di Natale sarebbe stato solo meglio per avere la possibilità di rendere l'edificio fruibile ogni giorno da tutti gli studenti.