martedì 26 gennaio 2016

La vita è più ricca delle definizioni in cui la vorreste costringere #UnioniCivili

Cari amici spaventati dall'idea che lo Stato possa vedere riconosciuti i diritti altrui: questo non toglierà nulla ai vostri diritti. E provare a privare gli altri della loro libertà non renderà le vostre vite meno squallide, non renderà i vostri matrimoni più felici o sicuri, non vi risparmierà dall'onere di rispondere a una domanda di un bimbo sull'amore o sulla sessualità.
In Italia c'è un divorzio ogni 5 matrimoni, una separazione ogni 3, e meno male che è stata approvata la legge che riduce i tempi per il divorzio da 3 anni a 6 mesi ed evita lungaggini estenuanti dal punto di vista burocratico e psicologico. Gli italiani sono in cima alla classifica mondiale del turismo sessuale, e si stima che 2,5 milioni di italiani vadano con prostitute ogni anno, un dato al ribasso che non può essere in alcun modo certo perché la prostituzione è ufficialmente illegale - in modo che le prostitute non paghino le tasse a differenza di quanto avviene, per esempio, in Germania. Ovviamente secondo voi il problema della famiglia sarebbero le unioni civili e l'adozione di un bambino nato da uno solo dei due partner da parte dell'altro. 
Il compito della legge non è consentire a una persona di fare un figlio al di fuori della coppia, questo è possibile dalla preistoria è sempre bastato scegliere un altro partner per la riproduzione, in epoca pre-test del DNA era presumibilmente anche più facile e frequente. Il compito della legge non è quello di gestire la morale seconto un punto di vista religioso, che è per sua stessa definizione un punto di vista parziale in quanto appartenente solo a chi in quella religione crede, ma quello di normare nel modo migliore qualcosa che già esiste nelle consuetudini. La legge sull'aborto non ha reso possibile gli aborti, ha solo evitato che fossero abusivi, clandestini e quindi pericolosi per la salute fisica e psicologica della donna. La legge sul divorzio non ha consentito a un amore di finire, sarebbero finiti comunque innumerevoli amori, ha solo sancito che questo è legale e ha permesso a molte donne di liberarsi di situazioni di violenza e a molte persone, uomini e donne, di vivere più felici consentendo ai figli di crescere in modo equilibrato avendo come modelli adulti soddisfatti, pieni di vita e in grado di affrontare il cambiamento. 
1974 propaganda DC per il referendum abrogativo della legge del divorzio

Immaginate in che Paese vivremmo ora se la battaglia di Fanfani fosse stata vinta. Rileggete quella frase ora "la sua famiglia è la sua serenità" e inorridite, perché avete già avuto modo in questi decenni di scoprire che in realtà non è così. Non che all'epoca non si sapesse, ma forse a qualcuno non era chiaro o era consuetudine vivere nella finzione.
Ecco, sabato scorso nelle piazze italiane persone di ogni orientamento sessuale si sono mobilitate per chiedere all'Italia di essere europea, e semplicemente di legiferare su una realtà che esiste da sempre e che in tutta Europa è già stata regolamentata, da noi ancora no.

le piazze arcobaleno di sabato scorso


In ogni ambito della vita, ciascuno di noi può essere diverso.  Diverso per natura, bisogni, esigenze personali. Diverso nell'approccio al lavoro, al viaggio, alla concezione della religione, alle idee politiche. La soggettività ci rende ricchi, la peculiarità delle esperienze individuali ci rende unici e quindi ci permette di crescere nel confronto con gli altri. Esiste da sempre un desiderio di una parte della società di far sentire il diverso colpevole o in qualche modo "tenuto ad omologarsi": quando un genitore sceglie di non battezzare i figli, nella società italiana riceve pressioni per battezzarli anche se non credente perché è considerato "opportuno". Le abitudini e i comportamenti considerati normali tuttavia cambiano a seconda dei Paesi, e dipendono principalmente da quello che la maggioranza della popolazione mostra apertamente di sé. Per esempio, in Italia è considerato normale coprire i bimbi dal freddo e tenerli chiusi in casa d'inverno per paura che si ammalino, addirittura è considerato da madre degenere portarli fuori nella neve in modo libero, mentre in Scandinavia esiste da sempre l'usanza di far dormire i neonati ben vestiti all'aperto per rinforzare il sistema immunitario, ed entrambe le abitudini sono considerate normali e il diverso "strano". In Gran Bretagna e in generale nel mondo anglosassone, è considerato normale frequentare l'Università lontano da casa e avvalendosi del prestito di una banca per non avvalersi dei soldi di famiglia. Questo accade abitualmente anche per chi cresce a Londra e ha 20 università a portata di metro. In Italia è considerato normale fare 2 o 3 ore di treno per raggiungere l'università più vicina continuando a vivere in paesini sperduti e il fatto di fare l'università lontano è possibile solo per chi ha una famiglia alle spalle che sostiene il progetto, gli altri nel caso rinunciano a studiare. Non sarebbe ora di pensare che forse gli altri non sono tutti sbagliati? Che se uno vuole andare a convivere senza sposarsi, non toglie alcun diritto alle coppie sposate e non deve essere ostacolato? Che se uno è omosessuale, dal momento che è la sua natura e non una scelta, lo sarà comunque con o senza il permesso del prete di turno, e che è semplicemente più corretto dal punto di vista legislativo che possa essere assistito dalla persona che lo ama se si trova in ospedale senza bisogno di chiedere il permesso ai famigliari?  
Credo che l'iter che sta seguendo la legge sia il migliore possibile: una legge parlamentare su cui quindi non si pone la fiducia e con libertà di voto in modo che sia il più forte possibile. Una regolamentazione reale di una situazione di fatto già esistente, valida per coppie etero e omo, che superi la volontà della Chiesa e con buona pace degli avvocati divorzisti. 
Tra l'altro trovo che siano state molto utili le battaglie portate avanti in questi anni da tutti coloro che hanno scelto di vivere apertamente in modo diverso. Convivendo e non sposandosi, dichiarandosi apertamente omosessuali o più semplicemente dichiarando che andavano all'estero a concepire un figlio in provetta perché non erano in grado di farlo col proprio partner, sono scelte che essendo espresse possono aiutare anche altri a vivere in modo pieno e riconosciuto la propria vita, senza sprecarla con scelte di facciata. Spero accada presto anche in altri ambiti come quello della scelta di non battezzare un bambino quando non si è effettivamente cattolici o la scelta di comportarsi da mamme esattamente come un uomo per quanto riguarda la responsabilità e la gestione dei figli. Scelte che se espresse possono evitare ad altre persone di dover subire ingiustizie per l'intera vita, perché aiutano i simili a riconoscersi come tali e a non sentirsi pesci fuor d'acqua in questa società così indietro seppur geograficamente in Europa.

 
Loretta Goggi, Maledetta primavera 

“Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo, ma poi ho pensato che ci sono così tante persone nel mondo, ce ne dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che tu sappia, se sei lì fuori e stai leggendo questo, che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te” (Frida Kahlo)

mercoledì 20 gennaio 2016

L'omofobia e la tv spazzatura


Cosa non vi sembra normale in questo annuncio? il casting di Ciao Darwin, sul sito della Film Commission Torino Piemonte, ha cercato per il suo programma "persone contrarie all'integrazione degli stranieri in Italia" e "persone contro i diritti delle unioni gay".
La presa di posizione di Canale 5 si commenta da sola.

martedì 19 gennaio 2016

I 500 euro per Francesco, per Carmela, per Raul #500euro ai diciottenni

Francesco ha 17 anni, va per i diciotto quest'anno. Vive a Rozzano, alla periferia di Milano, e ha lasciato la scuola dopo la terza media. Non aveva voglia di studiare, in più lo avevano bocciato, gli amici più grandi passavano le giornate al parchetto e quella scuola era diventata un peso. I suoi genitori non leggono le bollette quando le ricevono e portano gli esami del sangue dal medico in busta chiusa perché glieli spieghi. Non leggono i sottotitoli della tv, la mamma è un po' presbite ma passa la giornata a cucinare e non ha voglia di prendere gli occhiali. In casa non girano blocchi di appunti o agende, neanche accanto al telefono, né libri se non i testi scolastici delle sorelline, che frequentano ancora la scuola dell'obbligo ma per Francesco sono più che altro un fastidio infatti sta fuori casa il più possibile. Fa l'idraulico a tempo perso, un po' con contratto a chiamata, un po' in modo irregolare, e di norma non legge nulla. Domani, con 500 euro da spendere solo in cultura, porterà una ragazza al cinema, visto che al parchetto con gli amici la tipa si annoia. Comprerà un libro di favole per il compleanno della sorellina, del resto è un po' come se fosse gratis, i soldi li deve spendere in libri e il regalo deve farlo un po' per forza. Cos'è la cultura per Francesco? Non esiste in realtà, non ne ha mai sentito parlare se non come quell'argomento palloso della seconda serata in tv o su quel canale di sky che il padre non ha messo nel pacchetto calcio perché tanto non lo avrebbe guardato nessuno, ma tutti i suoi coetanei hanno il bonus e sente che andare al museo è diventato una moda. Ormai insomma è trendy per i nati nel 1998. Non gli interessa, pensa che sia noioso, ma ci va comunque in compagnia e ne esce dopo aver scoperto qualcosa di più sulla fotografia in bianco e nero o sui Navigli di 80 anni fa. Gli serve a fare meglio l'idraulico? Forse non nell'immediato, ma sicuramente in futuro avrà più possibilità di leggersi le bollette da solo e di guardare gli esami del sangue e capirli - almeno fintanto che non ci saranno problemi - e di dare un occhio ai sottotitoli della tv.

Carmela ha 18 anni, fa la cameriera in un bar. Non le è mai piaciuto studiare, era una di quelle cose per secchione sfigate, mentre lei voleva solo uscire con i ragazzi ed è cresciuta in un paesino sul lungomare in Calabria dove per essere notate sembrava obbligatorio avere un bel fisico, bere tanto alcol e avere un sacco di borsette e sandali firmati. Inutile spiegarle che gli uomini non guardano la marca della borsetta e che se anche non hai i tacchi ma hai il cervello potrai almeno sostenere una conversazione, i ragazzini che ha sempre frequentato Carmela non sono così. Lavorano in modo un po' precario, se ne girano col motorino senza casco e le ragazze che parlano troppo gli fanno un po' paura.
Ora sa che potrà spendere 500 in musei e attività culturali, in realtà non ci sono musei interessanti in zona i pochi di cui sa l'esistenza sono quelli in cui l'avevano già portata in gita a scuola, ma li aveva trovati noiosi. Però siccome ha i soldi da spendere comprerà dei libri. Non di alto livello, solo romanzetti o best seller e alcuni li lascia a metà o li regala perché non le piacciono molto, però legge. Legge, ogni giorno, ogni settimana. Questo non la toglie dalla sua realtà. Fra qualche anno, Carmela rimarrà incinta e la spingeranno a metter su famiglia ma lei non è d'accordo. Vorrebbe stare a casa con la famiglia d'origine, ma le rompono le scatole e la pressano per vivere inquadrata in un sistema che prevede che lei si sposi e cresca il bimbo con un pazzo ubriaco a cui non importa nulla del bambino, per di più possessivo. Ha letto storie di donne indipendenti, e pensa di riprendere a lavorare. Anche con un bimbo piccolo, decide di mettere un annuncio sui social network "cerco lavoro". Sono sicura che Carmela, avendo letto tanto negli ultimi mesi e anni perché i romanzi d'amore le piacciono, riuscirà a scrivere un annuncio migliore di quello che ho trovato ieri su Facebook:




Raul ha 18 anni, è sempre andato a scuola e ora sta facendo l'IPSIA ma è un po' indietro con gli studi, lo hanno bocciato un paio di volte. E' svogliato, non gli piace studiare, ma si tira avanti perché gli hanno detto che col diploma avrà un lavoro migliore. In realtà gliel'hanno detto dei tizi al bar, i suoi genitori non glielo dicono, con i suoi amici la cosa non è neppure argomento di conversazione. La mamma è venezuelana, il papà italiano ma è sempre fuori casa per lavoro. E' bilingue perché in casa con la mamma parla spagnolo, ma è nato in Italia ed è cresciuto qui. Frequenta principalmente la comunità sudamericana del suo quartiere. Una realtà  particolare, dove ci sono tante persone integrate e qualche bullo che tiene le fila del gruppo in malo modo. Possiamo ritenere che se Raul non studiasse sarebbe pienamente integrato in quella compa e farebbe parte appieno di un quartiere a maggioranza sudamericana? Ma Raul non è perfettamente integrato né a scuola né nella compa, perché è metà italiano e metà sudamericano e in fase di crescita sta scegliendo che strada prendere. Non sa di star scegliendo, non sa neppure quali siano le opzioni, ma è curioso e vuole scoprire il mondo. Domani, con il bonus da 500 euro in mano, andrà con dei compagni di classe a vedere un museo. Non era mai stato in un museo, ma questo sembra interessante, gli permette di scoprire un'altra storia della città dove è cresciuto e di cui aveva visto solo il punto di vista dei bulli e quello della scuola. Dopodomani incontra una ragazzina dolce e simpatica, lei fa l'istituto d'arte, e gli parla di cose che conosce poco. Vuole conquistarla e decide di andare a visitare un po' di musei in città. A nulla serve, lei ama l'arte e li ha già visitati tutti ma la settimana dopo vanno insieme al museo del fumetto. Scoprono insieme una nuova passione comune e costruiscono un progetto artistico: lui inventa storie basate sulle sue vacanze estive in Venezuela, un mix di ricordi, fantasia e idealizzazione di un mondo che in realtà non ha mai conosciuto a fondo ma che si porta dentro attraverso la madre, che è un mondo del tutto lontano e immaginario per la ragazzina che li traduce in disegni e inventa una storia a fumetti portando l'immaginazione nella sua arte.





martedì 12 gennaio 2016

On. Rampi: a Istanbul il fondamentalismo ha colpito ancora cultura e bellezza

 
La moschea blu di Istanbul - foto da Wikipedia


"Istanbul è da oltre 2000 anni un punto di incontro e convivenza di culture, fedi, religioni. Un ponte naturale, fisico, culturale tra Europa ed Asia, tra Europa e vicino Oriente. Un modello di convivenza che ha resistito anche a momenti difficili della storia. Per questo oggi il pensiero di ogni uomo di cultura, di ogni democratico non può che essere per Istanbul, per le vittime, per i suoi cittadini, per il suo futuro. Ancora una volta il fondamentalismo colpisce la cultura, la bellezza, e il turismo culturale. Piazza Sultanhamet, uno dei luoghi più belli e più densi di storia del mondo. A noi spetta reagire non cadendo nella trappola dell'odio ma tendendo la mano ai tanti che insieme a noi, di ogni credo, di ogni etnia, di ogni cultura credono nella convivenza tra i popoli, nel l'incontro di civiltà".
Così Roberto Rampi, deputato del Pd in Commissione Cultura della Camera, sui tragici fatti di oggi.

domenica 10 gennaio 2016

Rodotà, il divenire universale dell’autonomia individuale

Riporto un articolo scritto da Roberto Ciccarelli per Il Manifesto il 7 gennaio 2016 


Saggi. «Diritto d’amore» di Stefano Rodotà per Laterza. Dalle unioni civili alla laicità dell’istruzione. Un libro che segnala come la legge non può colonizzare la vita affettiva e la sessualità di uomini e donne. L’amore non rinuncia al diritto. Lo usa come un mezzo per realizzare una sua pienezza. Questo è possibile perché la sua storia è storia politica.


È arduo per un giurista parlare del diritto di amare, dato che la disciplina che rappresenta ha usato l’amore come premessa di un progetto di controllo delle donne, ridotte a proprietà del coniuge, mentre la politica continua a decidere sulla vita di uomini e donne. E tuttavia, scrive Stefano Rodotà nel suo ultimo libro Diritto d’amore (Laterza, pp.151, euro 14), l’amore non rinuncia al diritto. Lo usa come un mezzo per realizzare una sua pienezza. Questo è possibile perché la sua storia è storia politica.
Proprietà, credito e obbedienza: questa è la triade usata dal «terribile diritto», il diritto privato, per assoggettare l’amore – e la vita delle persone — alla razionalità dello Stato e al dominio della legge. Rodotà conduce da sempre una critica instancabile a questo modello. Per lui il diritto d’amore, come tutti i diritti, non nasce dall’arbitrio soggettivo, né da un fondamento naturalistico, ma dal legame tra il diritto e la realizzazione di un progetto di vita. Il diritto è legittimato dalle persone che decidono di riconoscerlo e lo usano per affermare l’autonomia e la libertà di tutti, non solo la propria.
Ciò non toglie che il diritto e l’amore, il desiderio di unirsi a un’altra persona, indipendentemente dal suo sesso, mantengano una distanza irriducibile. Quasi mai, infatti, il diritto è un complice della vita. Anzi, esiste per disciplinare gli affetti e per creare il modello del cittadino laborioso, maschio, proprietario. L’amore, invece, non sopporta regole o norme. Preferisce crearle da sé, nell’esperienza delle relazioni, seguendo un divenire che difficilmente può essere contenuto in un’unica disciplina valida per tutti. Per questa ragione il diritto ha preferito confinare «l’amore senza legge in uno stato di eccezione», come ha scritto un grande giurista francese, Jean Carbonnier.

L’autonomia irrinunciabile

In questo stato di eccezione prevale l’originaria ispirazione del diritto privato – cioè la riduzione della passione a cosa e della persona a proprietà di qualcuno. Orientamenti presenti ancora oggi in alcune sentenza della Corte Costituzionali o in fatali decisioni come quella sulla legge 40 sulla fecondazione assistita approvata dal governo Berlusconi.
A tutela dell’autonomia e della libertà delle persone, Rodotà usa la Costituzione e dai suoi articoli fondamentali traccia un uso alternativo del diritto che distrugge i valori di cui la stessa carta fondamentale è espressione. A questo punto è quasi inevitabile per il giurista raccontare la storia dei movimenti che hanno fatto esplodere il perimetro formalizzato dei poteri e della legge nel secondo Dopoguerra. Prima il movimento femminista, oggi i movimenti Lgbtq a cui Rodotà dedica un intero capitolo. Il diritto di amare è diventato una questione politica di rilievo perché alimenta la ricerca dell’autonomia delle persone. Il conflitto è emerso, fortissimo, sulle unioni civili come, di recente, hanno dimostrato i movimenti Lgbtq che hanno organizzato una «marcia dei diritti» per criticare l’insufficienza, addirittura le potenziali discriminazioni presenti nel disegno di legge Cirinnà che il governo intende approvare.

Storia di un incontro

In questa partita rientra anche il conflitto sull’educazione alle differenze nelle scuole: da una parte, c’è un movimento vasto che sostiene la laicità dell’istruzione pubblica e la critica dei ruoli sessuali per tutelare la libertà dei bambini e degli insegnanti. Dall’altra parte, c’è una reazione furibonda che attraverso il meme dell’«ideologia del gender» – una narrazione tossica strumentale e infondata – ha saldato un ampio movimento conservatore con le istanze più reazionarie del cattolicesimo e mira a colpire la laicità dell’istruzione e la libertà nelle scelte d’amore.
Come accade nei suoi libri, Rodotà unisce la storia dei movimenti a quelle della Costituzione italiana e della carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea alla quale ha contribuito. L’incontro con i movimenti serve al diritto per «conoscere se stesso, il proprio limite, l’illegittimità di ogni sua pretesa di impadronirsi della vita – scrive Rodotà -. Emerge così uno spazio di non diritto nel quale il diritto non può entrare e di cui deve farsi tutore, non con un ruolo paternalistico, ma con distanza e rispetto». Dal punto di vista dei movimenti, il diritto serve a riconoscere e a coltivare una tensione nel darsi regole che possono cambiare, seguendo una geometria delle passioni interna alle relazioni tra il soggetto e la sua vita.
In questo quadro è fondamentale il ruolo delle minoranze: il movimento omosessuale, insieme a quello femminista, quello Lgbtq, interpretano lo stesso modo di fare politica: per vincere i movimenti si coalizzano con altri soggetti attivi nella società al fine di ottenere un riconoscimento sociale e istituzionale. Le conquiste sulle libertà personali sono valide per tutti, come hanno dimostrato l’aborto e il divorzio. Il diritto d’amore si inserisce in questa nobile vicenda e risponde a un’esigenza che ha dato il titolo a un altro, notevole, libro di Rodotà: il diritto ad avere diritti.

Tensioni singolari

Auspicio, affermazione performativa, atto di cittadinanza: il diritto ad avere diritti è una formula che caratterizza l’azione coordinata delle minoranze e afferma i diritti universali di tutti: il welfare state, l’ambiente, i beni comuni, per esempio. L’universalismo singolare dei diritti si pratica sottraendosi dall’identità maggioritaria fissata per legge (Deleuze la definiva «divenire minoritario») e, allo stesso tempo, nella creazione di un diritto all’esistenza che sfugge ai principi della morale dominante e agli assetti del potere organizzato dal diritto. Questa duplice azione rivela l’esistenza di uno spazio rivoluzionario. Rodotà lavora alla sua riapertura, in un momento non certo felice di arretramento generale.
Diritto d’amore è infine un libro che va letto insieme a quello dedicato da Rodotà alla solidarietà. Da tempo il giurista è impegnato in una ricostruzione genealogica delle passioni e delle pratiche volte alla costituzione di una soggettività caratterizzata da un rapporto di reciprocità, irriducibile al narcisismo o alla naturalizzazione dei ruoli. Parla di uguaglianza e ne rintraccia la storia nelle pratiche della solidarietà e nella dignità della persona. In questa fittissima tessitura, l’amore è un «rapporto sociale», mentre la sua tensione singolare «a bassa istituzionalizzazione» spinge a creare mondi nuovi. Questa può essere considerata una risposta all’invocazione di Auden: «La verità, vi prego, sull’amore».

venerdì 8 gennaio 2016

Desio. Prospettive Democratiche 2016. Temi, idee, persone #ProspettiveDem

Prospettive Democratiche 2016 – Desio 15/16/17 gennaio 2016, Sala Pro Desio, via Garibaldi 81 Desio MB



Anche quest’anno siete invitati a “Prospettive democratiche”, il tradizionale momento di formazione e approfondimento organizzato dal Circolo PD di Desio in collaborazione con la Federazione provinciale ed il Gruppo dei Senatori PD. Un calendario ricco di incontri e dibattiti:



Venerdì 15 gennaio 

h. 21.00
Introduce: Giorgio Gerosa, Segretario Pd Desio

h. 21.15 – 23.30
Lotta all’illegalità. I casi fisco, pubblica amministrazione e sanità.
Lucrezia Ricchiuti Senatrice, Commissione nazionale Antimafia
Adriano Scudieri sostituto Procuratore Dipartimento di Economia Criminale Milano
Nerina Dirindin Senatrice, Docente di Economia Pubblica e Politica Sanitaria, Università di Torino
Coordina: Giorgio Garofalo, Presidente del Consiglio Seveso e membro di Brianza SiCura

Sabato 16 gennaio

h. 14.00 – 16.45
Popoli in fuga. Unione Europea e area mediterranea alla prova delle migrazioni.
Giorgio Tonini Senatore, commissione Affari Esteri
Beppe Traina Referente territoriale Ministero degli Interni
Giuseppe Dentice Ricercatore Istituto per gli Studi di Politica Internazionale Milano
Marco Omizzolo Sociologo, cooperatore sociale
Coordina: Achille Taccagni, Partito Democratico Desio

h. 17.00 – 19.00
Una nuova architettura costituzionale. Gli effetti della riforma delle Istituzioni sul nostro Paese.
Luciano Pizzetti Sottosegretario di Stato per le Riforme costituzionali
Paolo Corsini Senatore, Docente di Storia moderna, Università di Parma
Antonio d’Andrea Docente di Diritto Costituzionale, Università di Brescia
Coordina: Pietro Virtuani, Segretario Partito Democratico Monza e Brianza

Domenica 17 gennaio

h. 14.00 – 16.00
Nuovi lavori e sfida alla precarietà. Economia europea e innovazione tra sharing e green economy.
Daniele Viotti Eurodeputato, commissione Bilancio
Marco Leonardi Docente di Economia Politica, Università degli Studi di Milano
Gianluca Ruggeri Ingegnere ambientale, Politecnico di Milano
Coordina: Alessio Alberti, Segretario Giovani Democratici “Circolo 25 aprile” 

h. 16.15 – 19.00
Il terrorismo nello scenario internazionale. Sicurezza e Cultura tra Europa, Medio Oriente e Africa.
Roberto Rampi Deputato, operatore culturale
Arturo Varvelli Direttore del programma di ricerca “Terrorismo”, Ispi Milano
Giovanni Parigi Docente di Cultura Araba, Università degli Studi di Milano
Giuseppina Baioni Giornalista freelance, africanista
Coordina: Paolo Lunardi Versienti, Partito Democratico Desio

h. 19.00
Conclude: Giorgio Gerosa, Segretario Pd Desio

giovedì 7 gennaio 2016

Donne allo specchio

Il tema delle donne è forse uno dei più sensibili, e purtroppo come tutti i temi molto discussi, rende facile il passo verso una rappresentazione superficiale dell'argomento.
Proprio per questo motivo le ragazze dei Giovani Democratici del Vimercatese hanno pensato di raccontare il mondo delle donne attraverso le donne stesse.
L'esposizione presenta una raccolta delle opere realizzate dall'artista brasiliana Carol Rossetti, da sempre in prima linea nella lotta per i diritti. 
Con il progetto Women, la Rossetti vuole raccontare con coraggio e in modo molto diretto le mille avversità che una donna può incontrare semplicemente esprimendo se stessa. Dopo essere stata a Vimercate e Mezzago, la mostra sarà presentata sabato a Villasanta e a marzo a Desio, poi ad aprile ad Arcore, a maggio è attesa a Bergamo - dall'estate in avanti è libera per chi volesse esporre le opere.
Ognuna delle immagini va a scardinare uno dei pregiudizi di cui le donne sono spesso vittima, ovvero tutti quegli atteggiamenti, comportamenti e stili di vita che osservati in un uomo non desterebbero nessun commento negativo e men che meno l'esigenza di esprimere un giudizio, mentre nelle donne portano ad effetti a catena sull'immagine della donna stessa oltre che sulla sua vita lavorativa, scolastica o famigliare. Distruggere gli stereotipi insomma, portando ciascuna se stessa e la propria soggettività nel mondo senza paura del proprio corpo, della propria sessualità, della propria differenza. Senza paura, senza bisogno di omologazione. La differenza non come causa di discriminazione, l'abbigliamento e il comportamento sessuale non come causa di appellativi negativi ma la possibilità di comportarsi esattamente come un uomo, cioè non subendo bullismo o discriminazioni sulla base del proprio abbigliamento o della propria vita sessuale. L'accettazione - anzi l'apprezzamento e la piena comprensione - della soggettività femminile è una base di partenza per poter sconfiggere anche la violenza di cui le donne sono spesso vittima.


La tecnologia per conservare la memoria di Palmira

Qui il mio articolo per #mifacciodicultura sulla ricostruzione in 3D dell'arco di Palmira a Londra e New York.

Il rendering della ricostruzione a Trafalgar Square dell'arco di Palmira

venerdì 1 gennaio 2016