mercoledì 25 maggio 2016

#Scuolebelle fondi aggiuntivi per l'edilizia scolastica

Funzionalità scolastica | PD - Gruppo della Camera





#‎ScuoleBelle‬ Fondi aggiuntivi per l'edilizia scolastica, assunzioni docenti, formazione superiore e fondi per la ricerca, bonus per acquisti culturali: sono alcuni degli aspetti affrontati dal decreto legge n.42 del 29 marzo 2016 approvato alla Camera.

http://www.deputatipd.it/blog/funzionalit%C3%A0-scolastica

- Stanziamento di ulteriori € 64 mln per l'anno 2016 per il c.d. programma #scuolebelle (art. 1);
- Assunzione dei docenti ancora inseriti nelle graduatorie di merito relative al concorso del 2012 per la scuola dell'infanzia in regioni diverse da quella per cui hanno concorso (art1-quater);
- Intervento finalizzato a garantire il tempestivo pagamento delle somme spettanti al personale della scuola per incarichi di supplenza breve e saltuaria (art 1-sexies);
- Incremento di 8 milioni di euro dei compensi ai commissari del concorso per docenti (art. 2 -quater)
- Stanziamento 3 mln di euro annui, a decorrere dal 2016, necessari alla stabilizzazione della Scuola sperimentale di dottorato internazionale Gran Sasso Science Institute (GSSI) (art. 2);
- Estesa a tutti i residenti in Italia che compiono 18 anni nel 2016 – dunque, anche a soggetti cittadini di paesi extra UE, in possesso, ove previsto, del permesso di soggiorno in corso di validità – la card per acquisti culturali,dell'importo massimo di euro 500, istituita dalla legge di stabilità 2016 (art. 2-quinquies):
- Nuova modalità di calcolo dell'ISEE relativo ai nuclei familiari con componenti con disabilità (art. 2-sexies) 


venerdì 20 maggio 2016

Etica e Valori nello sport: un convegno a Monza settimana prossima

Sabato 28 maggio, dalle ore 9.30 alle 13 nella Sala E dell'Urban Center-Binario 7 a Monza, si terrà il convegno sul tema "Etica e valori nello sport" con ospiti autorevoli del mondo sportivo, Parlamentari, Amministratori Locali e giovani atleti del territorio, promosso dalla UPF insieme al Comitato Brianzolo della UISP Unione Italiana Sport per Tutti, con l'adesione e il patrocinio del Comune e della Provincia di Monza e del CONI Lombardia. 

Gli scopi del convegno sono quelli di valorizzare l'importanza etica e l'utilità sociale dello sport, privilegiandone la valenza educativa e formativa per i giovani. Nell'occasione verrà presentata al pubblico il Trofeo della Pace 2016, giunto quest'anno all'undicesima edizione, che vedrà impegnati circa 150 giovani partecipanti, delle varie nazionalità presenti sul territorio, tra cui circa 40 alunni del CPIA Monza, giovani profughi e/o richiedenti asilo, che daranno vita ai tornei interetnici di calcio a 7 maschile e pallavolo femminile. 


Favorire la pratica sportiva e attraverso di essa l'amicizia, l'integrazione, la conoscenza e il rispetto reciproco tra persone residenti sullo stesso territorio ma di diverse culture, tradizioni e nazionalità. Lo sport è la lingua universale che permette ai giovani di capirsi, attraverso lo sport si riconosce nell'altro non più uno straniero sconosciuto ma un amico, scoperto prima come leale avversario su un campo sportivo, grazie alla passione comune per il gioco preferito.


Tra i relatori che si alterneranno a parlare, essendo un convegno con molteplici voci, vi saranno Silvano Appiani, Consigliere Delegato allo Sport del Comune di Monza; Enrico Redaelli, Delegato del CONI; Paolo Della Tommasa, Presidente UISP Lombardia; Alessandra Borgonovo, della Fondazione Stefano Borgonovo e ora anche VicePresidente della LegaPro di calcio; Gaetano Dinghile, Presidente della Lega Nazionale Pallavolo serie B; Fulvio Fiorin, tecnico delle giovanili del Milan Calcio ed ex giocatore di serie A; Monia Medici, Vicepresidente e Paolo Carcassi, atleta e consigliere con esperienza nel progetto carcere della Società Rugby Monza; il Presidente e un atleta della squadra di baseball "I Patrini", composta da giocatori non vedenti; Elio Talarico, ViceSindaco del Comune di Lissone; Simone Sirone, ViceSindaco del Comune di Agrate Brianza; l'On. Lara Comi, Eurodeputata al Parlamento Europeo, gli On. Roberto Rampi e Laura Coccia, quest'ultima ospite speciale, in quanto esperta della tematica, che porta avanti in Parlamento, già sportiva praticante pur con disabilità, che viene appositamente da Roma per l'occasione.




giovedì 19 maggio 2016

Un maestro se ne è andato, lasciando un seme da far crescere e fiorire.


Oggi voglio ricordare Marco Pannella così, riportando un articolo dell'amico Roberto Rampi sull'Unità del 24 marzo 2016.

Il Valore delle lotte radicali di Pannella


E ancora una volta possiamo dire che Marco Pannella incarna, letteralmente, questo paradosso. Nel momento dell’assenza, persino forse attraverso l’assenza di una rappresentanza radicale ufficiale, formale, si palesa una fortissima presenza delle tematiche radicali nella Politica Italiana, europea e mondiale. Questo a patto di intendere la Politica per quello che è, e non il chiacchiericcio quotidiano, il pettegolezzo in cui sembra che la questione fondamentale sia quella dei piccoli spostamenti di uno zero virgola o della legge del momento, che tra l’altro troppo spesso viene fatta per rispondere a un’esigenza di clamore mediatico, come più volte ci ha ricordato proprio Marco Pannella. Quali sono i grandi temi che riguardano la capacità della politica di rispondere alle esigenze profonde delle persone? Innanzitutto quelli della vita e della morte, della salute, della ricerca, dell’ambiente. Tutti temi posti negli anni dalle battaglie radicali. Il tema dell’eutanasia, il tema della buona morte, il tema della qualità della morte e di come normare la possibilità di ognuno di scegliere come andarsene. I temi della vita e dell’inizio della vita e di dove si pone il confine della vita. La capacità della Politica di affrontare le sfide che la tecnica ci pone. Quante volte Marco Pannella ci ha ricordato che la vita non può essere ridotta a sola biologia. Poi ci sono i grandi temi delle migrazioni, dei movimenti dei popoli, che vengono affrontati con tanta ipocrisia e con chiusure anacronistiche oltre che del tutto inefficaci. Sempre Pannella, in tempi assolutamente non sospetti, ci ha posto il tema di ridefinire i confini dell’Europa facendole finalmente di nuovo attraversare il Mediterraneo. Dico di nuovo perché l’Europa ha sempre avuto una storia che si è sviluppata sulle due sponde di questo mare interno. Se noi guardiamo alle nostre radici culturali, se noi guardiamo alla cultura europea che è passata dal mondo arabo, non possiamo pensare che la Turchia, la Tunisia, la Libia, Israele, non siano parte dell’Europa. La proposta di Pannella di far entrare Israele in Europa, così come per la Turchia, significa anche avere la forza di chiedere però a quei Paesi di rispettare delle regole di democrazia sostanziale e non formale.
Proprio il tema delle democrazie reali, come è stato una volta quello del socialismo reale, l’idea del diritto alla conoscenza come necessità essenziale per un passaggio dalla democrazia formale alla democrazia sostanziale è forse la più recente battaglia di Marco Pannella. Stato di diritto contro ragion di Stato. Democrazia non tanto come possibilità formale dei popoli di eleggere i propri rappresentanti, ma come possibilità sostanziale di conoscere per deliberare, antico tema radicale che tocca il nocciolo di fondo della democrazia. Marco Pannella ci ha insegnato tanto nelle campagne sul diritto al cibo e sulla lotta alla fame del mondo. Quanta ironia se ne faceva in quegli anni, mentre oggi questo è un tema codificato, da ultimo oggetto della grande Esposizione Internazionale e della Carta di Milano. Ci ha insegnato a lavorare, credendoci, sulla moratoria per la pena di morte ed è riuscito ad ottenere quel risultato straordinario alle Nazioni Unite.


E, ultima e non ultima, la grande battaglia sulla condizione delle carceri come misura di una civiltà del diritto. Ha portato il Dalai Lama, una delle figure più straordinarie del novecento, a guardare all’Italia come modello per alcuni temi: rispetto dell’autonomia e rispetto alla trasformazione della questione tibetana da una questione nazionale a una questione di diritti civili, di democrazia reale, modificando l’approccio politico, fino alla scelta di rinunciare al potere secolare. In questo senso penso che Pannella rappresenti un grande pensatore del novecento, in una formula nuova su cui credo che capiterà nei prossimi anni di tornare. Perché il Pensiero, in un’epoca come questa, non può essere solo pensiero teorico. Ritorna il grande tema della relazione tra pensiero e prassi, tra pensiero e azione, e in questo davvero Pannella è un Socrate del novecento, il cui contributo speculativo diventa azione politica, azione di vita, scelta, fin nella stessa carne. Questo è stato il suo modo di fare teoria, di fare pensiero. Siamo in un’epoca che è dominata da un’ontologia dei fatti, che è una grande mistificazione. Abbiamo smarrito l’importante dell’interpretazione dei fatti, e del significato della relazione tra il simbolico e il reale, come se la teoria non avesse più nessuna importanza perché esistono solo i fatti. In questo la figura di Pannella ci richiama a una relazione stretta nel rapporto tra la prassi, l’incarnazione dei fatti in qualche cosa il loro significato davvero teorico nel senso pieno di questo termine, universale, che va oltre il momento concreto. Credo che anche per questo la politica Radicale sia molto più presente di quanto si ritiene, anche in questo Parlamento.
Anche a questo ci sfida in fondo Marco Pannella, a pensare a che cos’è la Politica. Pure teoria relegata alla convegnistica, pura gestione del potere, o piuttosto la capacità, io dico kantiana, di tenere insieme le due cose, il rilievo teorico del pensiero che si va a concretizzare giorno dopo giorno in atti, in risultati che ti possono anche portare ad accordi con figure magari lontanissime dal tuo pensiero?
Un’altra delle cose che ci ha insegnato la cultura radicale è il valore alto del termine compromesso: l’idea che nell’altro ci sono delle ragioni che vanno sempre esplorate e che l’ottenimento di un risultato nasce dalla capacità di contaminare e di farsi contaminare. Quanto la Politica oggi, che a volte sembra davvero lo scontro delle tifoserie allo stadio, ha bisogno di capire che se ti fai contaminare da qualcun altro non stai perdendo qualcosa della tua identità, ma la stai facendo vivere come un seme piantato nel giardino. Nella bella intervista a Stefano Rolando “Le nostre storie sono i nostri orti, ma anche i nostri ghetti” Marco Pannella diceva proprio questo: che è importante capire chi siamo e da dove veniamo perché altrimenti perdiamo il senso della nostra storia, stando attenti però a non attaccarci alla nostra storia congelandola e così facendola morire. Al contrario l’orto è un luogo dove tu pianti un seme e poi devi lasciarlo crescere, lasciar crescere questa pianta che magari romperà i muri per andare al di fuori. Credo che il seme portato nella politica italiana dalla cultura radicale, dalla politica radicale – e in particolare dalla figura enorme di pensiero e di azione di Marco Pannella – sia un sempre molto forte, che a volte germoglia in tanti giovani colleghi dentro a questo Parlamento senza che nemmeno loro sappiano da dove viene quel seme che è stato gettato.


mercoledì 18 maggio 2016

“La Musica dal Vivo: possibili scenari” A Roma un convegno promosso da Assomusica

L’incontro si terrà domani giovedì 19 Maggio nella sede dell’Agis.
Sarà presentato il primo rapporto organico del comparto della musica live.
Tra gli ospiti il cantautore e produttore discografico Mario Lavezzi.


“La Musica dal Vivo: possibili scenari!”: è questo il tema dell’interessante incontro promosso da Assomusica – Associazione Italiana Organizzatori e Produttori spettacoli di musica dal vivo – che si terrà il prossimo giovedì 19 Maggio, nel corso del quale saranno analizzati e confrontati gli attuali scenari del comparto della musica live in Italia e nei principali Paesi Europei, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione, che compie quest’anno 20 anni.

“L’esigenza del convegno – afferma Vincenzo Spera, presidente Assomusica – scaturisce dal periodo storico che stiamo vivendo, molto importante dal punto di vista dei mutamenti socio-culturali e dalle incertezze del mercato. Con i rappresentanti di settore in Europa e delle Istituzioni affronteremo e discuteremo delle grandissime potenzialità del live e analizzeremo lo stato del sistema che si muove attorno alla musica dal vivo”. 

L’incontro si terrà dalle ore 14.30 nella sede Agis di Via di Villa Patrizi 10 a Roma.
Dopo i saluti di Carlo Fontana (Presidente Agis), saranno illustrati i risultati della prima ricerca organica sul comparto della musica dal vivo, realizzata in collaborazione con il Cerved.  Interverranno la Dott.ssa Nicla Ferrante - coordinatrice progetti di consulenza di marketing turistico e della cultura - e la Dott.ssa Luisa Sovieni - Area Marketing Solutions - Cerved Group SpA.

Con il presidente Vincenzo Spera, siederanno al tavolo dei relatori: 
Onofrio Cutaia (Direttore Generale Spettacolo del MiBACT)
Corinne Rigaud (European Commission - Directorate General for Education and Culture - Culture and creativity - Creative Europe programme); 
Sen. Pietro Liuzzi (Commissione Istruzione Pubblica, beni culturali – Senato); 
Sen. Claudio Martini (Commissione Istruzione Pubblica, beni culturali – Senato); 
On. Roberto Rampi (Commissione Cultura, Scienza e Istruzione – Camera dei Deputati); 
On. Rocco Buttiglione (Commissione Politiche dell'Unione Europea – Camera dei Deputati); 
Carlo Testini (Responsabile nazionale Cultura ARCI); 
Prof. Jens Michow - President BDV- Federal German Association for the Promoters and Event Business/Seniorpartner law firm “Michow&Partner Rechtsanwälte” (Germania); 
Greg Parmley - Managing Director ILMC/IQ Magazine (Inghilterra); 
Georges Perot - Founder&Managing Director MESO Music Events (Grecia); 
Didier Zerath - The DZ Factory, AMA-France Artist Manager's Alliance (Francia).
A seguire, Suggestioni di un artista: intervista a Mario Lavezzi (compositore, cantautore e produttore discografico tra i più celebri della musica italiana) sulla condizione della musica live, osservata dal punto di vista dell’artista, di chi produce e realizza musica per le grandi platee.
Sarà presentato, infine, il costituendo network europeo tra i principali operatori della musica dal vivo: ELM European Live Music Network.

L’incontro è aperto al pubblico
Per info e iscrizioni: info@assomusica.org - 06 88473374
Diretta streaming su: www.assomusica.org

lunedì 16 maggio 2016

Senza tacchi per un futuro in rosa più libero?

Una ragazza britannica ha dato inizio a una battaglia contro l'obbligo ad indossare scarpe col tacco nei luoghi di lavoro, raccogliendo più di 120.000 firme. Mi sono stupita che la battaglia sia partita proprio da una ragazza inglese, visto che di solito le donne britanniche hanno l'abitudine di portare i tacchi molto più spesso di noi, ma evidentemente il problema esiste. 


“I datori di lavoro possono imporre un codice di abbigliamento diverso per uomini e donne, e mi può andare bene finché non viene favorito uno dei sessi. Il punto qui è che imporre i tacchi alti alle donne significa favorire gli uomini, perché le loro calzature non hanno conseguenze sulla postura e sulla capacità di movimento



Non ha tutti i torti in effetti, il dress code è una cosa, discriminare una persona rispetto ad un'altra sulla base della sua volontà di indossare scarpe scomode non è lo stesso. A quante di voi è capitato di vedersi offrire giornate da hostess con richiesta esplicita via email "tacchi alti" o "decolleté con tacco obbligatorie" e rinunciare a priori? O peggio ancora: "dress code blablabla, tacchi indispensabili, è necessario arrivare sul luogo di lavoro già vestite perché non sarà disponibile un armadietto". 
Poi c'è chi ci prova e va comunque senza tacchi, per poi scoprire che essendo un contratto a chiamata la volta dopo non si verrà più chiamate quindi in pratica non sarà possibile svolgere un lavoro se non vestite in quel modo. E' da stabilire se il metodo corretto sia quello di fare una petizione dal basso, o piuttosto creare le basi perché le donne si sentano libere di essere comode e competenti, perché se ci rifiutassimo tutte in massa di mettere i tacchi in determinati contesti non credo potrebbero mandare a casa tutte, ma si sa che la solidarietà femminile è defunta dalla preistoria quindi fossi in voi non ci conterei. Oppure ... che la battaglia debba partire dall'alto? 
Quando vedo delle ragazzine quasi anoressiche vestite da oche che ancheggiano male su e già per le scale agli eventi mi chiedo se i clienti di questi grandi eventi non siano i veri responsabili del comportamento richiesto alle agenzie. Tra l'altro, spesso i personaggi di passaggio non si accorgono neppure delle ragazze a cui al massimo rivolgono domande stupide tipo "dov'è il bagno" per non parlare di quelle dietro i banconi, che potrebbero pure mettersi le scarpe da tennis e non si accorgerebbe nessuno. Poi il caso della ragazza inglese, receptionist, a maggior ragione apre un dibattito sulle competenze e sulle conseguenze sulla salute visto che si tratta di un lavoro full-time. Mi chiedo se non ci sia piuttosto la necessità di risistemare, in tempi di flessibilità lavorativa, alcuni concetti sulle condizioni contrattuali e sui controlli che possono o non possono essere fatti, oltre magari a una presa di posizione dall'alto che in determinati contesti espliciti "non mi interessa che le hostess abbiano i tacchi, l'importante è che non siano oche". 
L'importante è che non si trasformi in un boomerang per assumere solo donne giovani, solo poche ore - per dimostrare ad esterni che non fa male alla salute - e che una possibile futura battaglia femminista non diventi un altro discrimine tra chi ha studiato e chi invece ha investito tempo nell'imparare a portare i tacchi 10 ore al giorno, perché sono situazioni delicate che andrebbero affrontate all'interno di un dibattito più ampio sulle richieste - dirette e indirette - esplicite e non - fatte in sede di trattativa contrattuale. Ovviamente se viviamo in un mondo del lavoro in cui la trattativa contrattuale non esiste o non è ancora stata applicata a tanti lavori nuovi, rimane un terreno molto scivoloso. 


martedì 10 maggio 2016

Il turpiloquio e le offese gratuite sono davvero necessarie alla comunicazione politica?

Il mio modo di intendere la politica è estraneo alle parole forti e allo scontro volgare e superficiale, tipico da campagna elettorale e da talk show. Già non è accettabile in campagna elettorale, ma lo è ancor meno quando si sta vivendo una fase in cui è necessario concentrarsi su progetti costruttivi, sulle riforme, su una visione comune di futuro. Su un'Italia che vuole rinascere, cambiare, andando passo dopo passo verso una fase di rinascimento culturale e verso un'idea di più Europa. Un passaggio culturale che non può avvenire quando le parole dello scontro scadono nella bassezza, nel turpiloquio, nel facile giudizio da bar. Questo modo di porsi, di parlare, di scrivere, non è rispettoso neanche dell'interlocutore al bar, del semplice cittadino con cui interagiamo nelle nostre attività quotidiane; lo trovo ancor più fuori luogo quando ci si riferisce a cariche istituzionali per le quali ci si aspetta quanto meno un rispetto per la delicata funzione che stanno svolgendo in questa fase.

venerdì 6 maggio 2016

L'illusione di purezza e il bisogno di giustizialismo

Di fronte a ogni notizia di arresto o nuovo processo per qualche personaggio politico fino a ieri sconosciuto, si scatena sul web una sorta di caccia alle streghe. Un tentativo di trovare immediatamente una sorta di chiusura della notizia del giorno con un giudizio definitivo. Sentenziare che sbagliare è il male e che non ci appartiene è comodo, facile, e ci libera almeno per qualche minuto dalla possibilità di metterci in discussione. In un mondo in cui le persone hanno sempre più informazioni a disposizione ma sempre meno capacità di distinguere una fonte attendibile da una qualunque, quello che vedo ogni giorno di più è un pericoloso appiattimento del linguaggio e del sistema di giudizio pubblico, il popolo del web mi pare ogni giorno di più la folla che sceglie Barabba.
Spesso il cittadino ha bisogno di certezze, ma non essendo egli stesso giudice o avvocato non conosce il sistema giudiziario e i suoi tempi reali, né il funzionamento e la fragilità di un sistema di diritto. Fragilità che sono insite nel fatto che nell'uomo c'è da sempre il bisogno di giustizia fintanto che non si pensa di poterne fare a meno o di essere già arrivati ad una sentenza.
Questo porta a delle conseguenze: una sorta di processo mediatico rapido come i tempi frettolosi dell'oggi, che nulla ha a che fare con la giustizia, con il diritto all'avvocato per la difesa, con la presunzione di innocenza che è chiave perché tutti noi possiamo sentirci al sicuro all'interno di una società e qualora dovessimo essere coinvolti in un problema giudiziario. I tempi di internet e della notizia, che domani sera è già vecchia, non sono compatibili con i tempi del sistema giudiziario né con la ricerca della verità, che prevede di indagare e comprendere andando oltre la percezione soggettiva, ascoltando i testimoni, valutando il contesto e i ruoli di potere, le competenze. Ma una visione del mondo approfondita e che coglie la complessità delle situazioni non è facile da trasmettere alla maggioranza dei cittadini che vogliono solo fretta e certezze semplificate.
Poi assistiamo a comuni governati da movimenti politici che hanno fatto dell'onestà il loro motto in cui alla prima difficoltà fanno quello che hanno fatto gli altri prima di loro, e molto peggio perché mancano di esperienza, e stanno semplicemente scoprendo per la prima volta che mettersi in discussione vuole dire anche poter sbagliare. La purezza è un'illusione, come lo è ogni 100%, ogni estremo, ogni monocromo. Una vera costruzione di futuro passa dall'imperfezione e dalle sfumature; lo sviluppo e la ricerca sono nelle domande che portano poi a cercare insieme la risposta, e cercando insieme la risposta anche ad abbandonare alcune certezze su cosa è bene, cosa è male, cosa è sicuramente giusto e cosa sicuramente sbagliato. Per questo ritengo assolutamente pericoloso che tutti ci trasformiamo in giudici morali e mediatici, pericoloso per la democrazia stessa e per il nostro sistema di diritto, che è quello che ci permette di essere liberi come siamo: ci sono voluti secoli per arrivare a stabilire che la legge fosse uguale per tutti, che ci fosse un diritto alla difesa, che non si potesse condannare a furor di popolo neanche un assassino. Studiamo la storia degli uomini prima di queste conquiste, o guardiamone le conseguenze sui popoli dove ancora non è possibile avere un processo equo, un avvocato di diritto, tre gradi di giudizio. E se vogliamo fare un piccolo passo in avanti, guardiamo anche alle conseguenze per la felicità delle persone del sentenziare cosa è bene e cosa è male in modo inequivocabile, e chiediamoci quante volte noi stessi siamo stati giudicati per i nostri comportamenti non sempre in linea con la maggioranza nel contesto in cui eravamo, e se questo era necessario per il bene del contesto.



"Signor giudice
Le stelle sono chiare
Per chi le può vedere
Magari stando al mare"


martedì 3 maggio 2016

La riforma costituzionale: cosa cambia?

Una breve spiegazione degli elementi essenziali della riforma costituzionale.
I punti cardine della riforma sono il superamento del bicameralismo perfettamente paritario, la revisione del riparto delle competenze tra Stato e Regioni, l'eliminazione delle Province e soppressione del CNEL, la riduzione dei costi. 


SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO


  • Solo la Camera dei Deputati conferisce e revoca la fiducia al Governo.
  • La Camera è protagonista del procedimento legislativo salvo limitati casi in cui la funzione legislativa è bicamerale.
  • L’intervento del Senato nel procedimento legislativo raccorda il legislatore statale con i legislatori regionali.
    procedimento di conversione dei decreti legge
    cosa cambia dal procedimento bicamerale al monocamerale 
RIFORMA DEL SENATO

  • I senatori sono eletti dai Consigli Regionali e delle Province Autonome di Trento e Bolzanotenendo conto delle scelte dei cittadini espresse al momento delle elezioni dei Consigli Regionali.
  • Il Senato è composto al massimo da 100 membri:
  • 95 eletti con metodo proporzionale dai Consigli tra i propri membri e, uno per Regione, tra i sindaci (74 membri consiglieri regionali e 21 membri sindaci) nel rispetto delle scelte degli elettori;
  • fino a 5 senatori possono essere nominati dal Presidente della Repubblica per un mandato di sette anni non rinnovabile.
  • La durata del mandato dei senatori coincide con quella dei Consigli Regionali dai quali sono stati eletti. Ai senatori non spetta alcuna indennità per l’esercizio del mandato ed hanno le stesse prerogative dei deputati. 
    da 315 senatori con indennità a 100 senatori senza indennità 
  • Il Senato ha il compito di:
  • rappresentanza delle istituzioni territoriali e raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica;
  • valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle amministrazioni pubbliche;
  • partecipazione all’attuazione delle norme UE sui territori e verifica dell’impatto;
  • espressione di pareri sulle nomine di competenza del Governo.


NUOVO PROCEDIMENTO LEGISLATIVO


  • Il nuovo procedimento legislativo per le leggi non bicamerali prevede i seguenti passaggi:
  • la Camera esamina e approva i disegni di leggi e li trasmette al Senato;
  • se il Senato decide di esaminarli, può proporre modifiche al testo e la Camera può scegliere se accoglierle;
  • le proposte di modifica riferite a progetti di legge che legiferano in materie che non sono di competenza dello Stato, nell’esercizio della “clausola di supremazia”, se adottate dal Senato a maggioranza assoluta, sono superabili dalla Camera solo con maggioranza assoluta;
  • il Senato deve obbligatoriamente esaminare i disegni di legge in materia di bilancio e quelli con cui è prevista la “clausola di supremazia”, ma i tempi del procedimento sono ridotti.
  • Il Senato e la Camera dei Deputati esercitano la funzione legislativa paritaria con procedimento bicamerale solo in alcune materie come:
  • leggi di revisione costituzionale e altre leggi costituzionali;
  • attuazione della Costituzione in materia di tutela delle minoranze linguistiche e di referendum;
  • sistema elettorale del Senato;
  • ordinamento, funzioni e legislazione elettorale di Comuni e Città Metropolitane;
  • attribuzione alle Regioni di autonomia ulteriore rispetto a quella ordinaria.
  • Introduzione di criteri per avere tempi certi di approvazione delle leggi:
  • specifici termini per singole fasi di procedimento, anche per la conversione di decreti-legge;
  • se il Presidente della Repubblica chiede una nuova deliberazione alle Camere di un ddl di conversione di un decreto-legge, il termine per la conversione in legge è differito di ulteriori 30 giorni (60 + 30);
  • il Governo può chiedere un “voto a data certa” per far votare in massimo 70 giorni disegni di legge essenziali per l’attuazione del suo programma.


RAPPORTO STATO – ENTI LOCALI


  • Eliminate le competenze concorrenti tra Stato e Regioni.
  • Lo Stato diventa responsabile esclusivo di materie strategiche come:
  • il coordinamento della finanza pubblica;
  • le politiche attive del lavoro;
  • le infrastrutture;
  • le politiche energetiche;
  • l’ambiente.
  • Per tutelare l’unità giuridica o economica del Paese o l’interesse nazionale, su proposta del Governo, la legge può intervenire in materie non attribuite dalla Costituzione alla competenza esclusiva dello Stato.
  • Forme e condizioni di autonomia ulteriori possono essere attribuite alle Regioni con legge bicamerale: non è necessaria la maggioranza assoluta per l’approvazione della legge ma è richiesto l’equilibrio di bilancio delle Regioni interessate.
  • Introdotti indicatori di costi e fabbisogni standard per promuovere condizioni di efficienza per le funzioni pubbliche dei Comuni, delle Città Metropolitane e delle Regioni.
  • Esclusione dall’esercizio delle funzioni per gli amministratori regionali e locali in caso di accertato stato di dissesto degli enti territoriali.
  • Limite agli emolumenti dei titolari degli organi regionali, non superiori a quelli dei sindaci dei capoluoghi di Regione.


RIDUZIONE DEI COSTI


  • Il numero dei Senatori passerà dagli attuali 315 a 100;
  • Il mandato dei senatori sarà di natura gratuita;
  • Gli emolumenti dei consiglieri regionali verranno equiparati a quello del sindaco del comune capoluogo di regione;
  • Verrà introdotto il divieto di rimborsi o altri trasferimenti monetari con oneri a carico della finanza pubblica per i gruppi politici presenti nel Consigli Regionali;


TUTELA DELLA RAPPRESENTANZA


  • Aumentato il quorum per l’elezione del Capo dello Stato. Viene eletto dal Parlamento in seduta comune a maggioranza dei due terzi. Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti e dal settimo scrutinio quella dei tre quinti dei votanti.
  • La Corte Costituzionale può esaminare le leggi elettorali prima della promulgazione. È richiesto il ricorso di almeno un quarto dei componenti della Camera o di almeno un terzo dei componenti del Senato.
  • Il Parlamento elegge 5 membri della Corte Costituzionale: 3 scelti dalla Camera e 2 dal Senato.

cosa cambia in Parlamento? una sintesi sintetica da Senatori PD
  • Lo stato di guerra è deliberato dalla Camera a maggioranza assoluta.
  • Rafforzato il principio della parità di accesso alle cariche elettive: le leggi elettorali delle Camere e degli enti locali promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza.
  • Modificati gli istituti di democrazia diretta:
  • aumentate a 150.000 le firme necessarie per la presentazione di un progetto di iniziativa popolare;
  • introdotte garanzie procedurali per assicurarne il successivo esame e l’effettiva decisione parlamentare;
  • abbassato il quorum per la validità del referendum abrogativo: se richiesto da almeno 800.000 firmatari, è fissato alla maggioranza dei votanti alle elezioni politiche precedenti;
  • introdotto l’istituto del referendum propositivo e di indirizzo

cosa cambia nel Paese? una sintesi sintetica da Senatori PD 

lunedì 2 maggio 2016

Gente che va e gente che viene: politiche per l'integrazione scolastica

Un approccio equilibrato, approfondito e che guarda al futuro. E' quello che l'on. Roberto Rampi ha provato a condividere con noi all'interno di una due giorni per parlare di intercultura e integrazione: i migranti non come un problema ma come un'opportunità di incontro con l'altro e la scuola come occasione di incontro tra culture diverse, di contaminazione attraverso cui creare un futuro di piena integrazione anche nel mondo adulto. Da sempre convinta che le storie, le energie e i racconti di vita degli altri siano la chiave per la nostra crescita individuale e collettiva, condivido anch'io con voi un breve pezzo di questo intervento: 



"Le migrazioni sono una sfida, l'incontro culturale è sempre una sfida perché le identità diverse quando si incontrano sono sicuramente un oggetto sfidante per ognuno di noi. Il tema vero è che valore diamo alla parola sfida. Allora la sfida uno può vederla come qualcosa che spaventa e che lo fa desistere, oppure può vederla come una grande occasione e opportunità, e io la penso esattamente in questo secondo modo. Abbiamo in mente che ogni persona diversa da noi è una grande ricchezza, è un potenziale, un portato di arricchimento di noi stessi per cui chi viene in questo Paese sta portando con la sua storia, con la sua energia e con anche le sue sofferenze qualche cosa che è un valore aggiunto. Il punto è se noi siamo in grado di gestire questo incontro. La capacità di riconoscere la propria storia, la propria identità culturale, le proprie radici, è uno di quegli elementi che ti dà la forza per accogliere più tranquillamente quelli hanno una cultura diversa dalla tua. 
Lo spaesamento che è figlio del nostro tempo, il nichilismo, l'idea di una globalizzazione un po' insipida, ci ha probabilmente reso tutti più deboli, più paurosi di perderci e quindi ci viene facile una risposta di chiusura che ci fa alzare i muri come a difenderci da qualche cosa che in realtà è dentro di noi, cioè siamo noi che non sappiamo più bene chi siamo e allora abbiamo paura di incontrare l'altro e di perderci nell'altro perché non siamo forti di quello che siamo noi. Chi è forte della propria identità, chi è forte della propria cultura è pronto, disponibile, in grado e culturalmente attrezzato per contaminarsi con gli altri senza paura di perdersi ma pensando di generare qualche cosa di nuovo. Tutta la storia dell'uomo è questo, è generare qualche cosa di nuovo, tutti quelli che noi chiamiamo prodotti tipici sono in realtà prodotto di incontro, di incroci. E qui veniamo alla scuola: la scuola ha un potenziale straordinario, perché i bambini non hanno minimamente la percezione dei problemi che ci poniamo noi. I bambini non hanno l'idea che l'altro bambino sia qualche cosa di diverso e di lontano. E qualcosa che imparano lungo il cammino, a volte perché glielo insegniamo noi, spesso perché glielo insegniamo male, e qualche volta perché abbiamo delle leggi che stiamo tentando di cambiare che producono degli effetti paradossali. Stiamo provando a modificare questa legge della cittadinanza e sono convinto che ci arriveremo, perché ora produce un effetto paradossale: un bambino che è vissuto 18 anni in questo Paese e che non è nient'altro che italiano, a un certo punto al compimento della maggiore età qualcuno gli racconta che è straniero. 
Le scuole sono diventate molto di più un luogo di incontro anche per gli adulti, anche per i genitori: i nostri bambini sono diventati il canale più potente per un lavoro di integrazione anche sugli adulti, perché i legami che si creano tra i bambini diventano l'occasione per rompere quelle barriere e quei pregiudizi che spesso gli adulti hanno. Il legame che si crea tra i bambini crea un ponte. E sappiamo tutti che tante volte sono gli stessi bambini che sono interpreti e mediatori culturali per i loro genitori. L'opportunità di classi ricche di culture diverse è un'opportunità straordinaria e credo che il futuro di un atteggiamento più positivo dell'Italia e degli italiani verso l'incontro venga proprio dai nostri figli, che vivranno come del tutto normale e quotidiano il fatto di essere cresciuti fianco a fianco, insieme, con persone che hanno i genitori e i nonni diffusi in tutto il mondo."







domenica 1 maggio 2016

Cofferati: il mestiere del sindacalista di questi tempi si fa sempre più difficile?

Ho sentito oggi Cofferati a In Mezz'ora dire che il mestiere del sindacalista si fa sempre più difficile. Penso che in tempo di crisi, ogni lavoro possa apparire più difficile perché qualunque lavoro - dall'imprenditore all'insegnante al free lance - si deve confrontare in tempi rapidi con sfide nuove e non sempre si è stati precedentemente preparati a farlo. Innovare il mondo del lavoro passa anche dalla capacità che avrà il sindacato stesso di rinnovarsi. E il lavoro di un sindacalista - superando un po' il concetto di mestiere, parola che definisce un concetto troppo antico di lavoro - è difficile perché c'è in atto un cambiamento della società e i sindacati fanno fatica a vederlo, interpretarlo, viverlo. Quindi cari sindacati fate di più e fate meglio, recuperate la necessità di spiegare ai lavoratori a qualunque categoria appartengano che non è sempre tutto colpa del governo o della politica, che molte scelte sono dovute al capitalismo imperante e che è necessario non cedere sul diritto del lavoro quando da parte dell'imprenditore si vuole scambiare la propria responsabilità con quella della politica e quando di fronte all'incapacità di affrontare le nuove sfide si scappa, ma è necessario anche capire cosa si intende con diritto del lavoro. Perché l'effetto che vien fuori a sentire le vostre dichiarazioni è: 
- l'imprenditore ha una sfida nuova, non la sa cogliere e scappa all'estero dove ha meno difficoltà (tasse e lavoro a costi inferiori); 
- il sindacato ha di fronte una sfida nuova e non la sa cogliere perché è troppo difficile rispetto al mantenimento di un consenso stabile tra persone ostiche al cambiamento; 
- i lavoratori a tempo indeterminato hanno la possibilità di cambiare e migliorarsi ma non se ne parla neanche, han le rate di qualcosa da pagare; 
- e in un contesto di questo tipo i giovani che hanno investito sul futuro, sugli studi, sui viaggi, sull'apertura mentale, sembran dei pazzi fuori dal mondo perché ovviamente trovano poco spazio e finiscono con l'andare all'estero o cominciare a lavorare con lo stesso spirito dei vecchi e dei sindacalisti: massimo rendimento col minimo sforzo. 
Datevi una mossa tutti quanti, nel cambiamento entrateci e fatelo vostro, perché l'evoluzione umana si è sempre basata sull'innovazione.

Buon #primomaggio a tutti voi #1maggio #festadeilavoratori siate felici e appassionati in tutto ciò che fate!



"Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, 
l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) 
costituisce la migliore approssimazione alla felicità sulla terra. 
Ma questa è una verità che non molti conoscono" 
Primo Levi