giovedì 7 luglio 2016

Ci sarà una nuova vita per Chinyery in questa Europa?

Penso alla vita triste del povero Emmanuel, un uomo che dopo aver perso i genitori ed una figlia di 2 anni sotto i colpi del terrorismo in Nigeria, è riuscito ad arrivare in Italia dopo aver attraversato la Libia a piedi. Nel tragitto è stato derubato e picchiato, e la traversata è costata la vita al loro bambino perché la compagna Chinyery, 24 anni, ha avuto un aborto. Quando finalmente sono arrivati in Italia sono stati ospitati nel seminario vescovile di Fermo. Il parroco Don Vinicio Albanesi, presidente dell'associazione Caritas in Veritate che si occupa di accoglienza dei migranti, aveva celebrato per loro un matrimonio rituale pur non riconosciuto dallo Stato italiano in quanto i due erano richiedenti asilo. 
Emmanuel è stato aggredito ed ucciso da un ultras già noto alle forze dell'ordine per eversione e fascismo, perché ha istintivamente difeso la compagna apostrofata "scimmia africana" e strattonata per strada. 
Penso alla giovane donna che dopo essere scappata dalla sua casa e dal suo Paese e aver perso una bimba e il bambino che portava in grembo si è trovata in un Paese nuovo, con lui. Senza ancora conoscere la lingua, con tante piccole difficoltà quotidiane da affrontare insieme perché era l'unica persona che conosceva in questo Paese. E piano piano imparando a fidarsi della pace. Un concetto estraneo al Paese da cui provenivano, la tranquillità di poter girare per strada per una passeggiata, di vedere gente diversa, strana ai loro occhi con abbigliamento a cui non erano abituati, con abitudini alimentari nuove, e tutta una cultura da scoprire, ma sapendo che nessuna bomba ti cadrà sulla testa, che nessuno si farà esplodere in una piazza, e sapendo che da quel nuovo territorio estraneo e così diverso stava ripartendo il loro futuro e la loro vita. Loro, finché un uomo italiano adulto e fino a prova contraria in grado di intendere e di volere non ha dato spazio alla violenza sfogando rabbia su Emmanuel dopo aver definito scimmia la giovane donna. Ora Chinyery è sola al mondo, perché in Italia non conosce ancora nessuno. Chissà se saprà perdonare quello che le è stato fatto, e se troveremo il modo di aiutarla ad andare avanti. 
In questo momento bisogna fare delle scelte nelle nostre coscienze: vogliamo che questa deriva razzista predomini anche in Italia? Siamo tutti responsabili quando incitiamo all'odio, spingiamo un bambino o un adolescente a diffidare del diverso, e ne siamo responsabili ogni volta che spingiamo perché sia costruito un muro invece di un ponte, ogni volta che consentiamo che l'insulto "scimmia" sia un normale modo di apostrofare l'altro. La morte di Emmanuel è il risultato di un clima di odio razzista e di xenofobia alimentati da specifiche retoriche politiche che conosciamo molto bene, che ascoltiamo ogni giorno attraverso in media e che forse stiamo facendo troppo poco per combattere.

Dedicata a tutte le donne africane che sono venute in Italia cariche di speranza verso l'Europa e a cui sono stati tolti i sogni, in qualunque modo ciò sia avvenuto, Ebano:





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