lunedì 3 ottobre 2016

Ecco quel che avverrà se la riforma verrà bocciata

1) Poiché le province rimarranno in Costituzione, prima o poi dovremo tornare a rieleggere 110 amministrazioni provinciali. 2) I senatori rimarranno in numero di 315 come è sempre stato, con la loro indennità così com'è ora. 3) Gli infiniti rinvii delle leggi tra Camera e Senato continueranno: per approvare ogni singola legge ordinaria ci vorranno anni come è stato finora, e questo non è adatto ai tempi di vita delle persone: non è adatto ai tempi di vita di ciascuno di voi e ve ne accorgete principalmente quando la legge che state attendendo riguarda la vostra realtà locale, i vostri diritti civili, il vostro ambito lavorativo, le vostre abitudini in fatto di spostamenti etc. 4) I referendum propositivi e di indirizzo non saranno introdotti nella Costituzione, ma continueremo ad avere solo referendum abrogativi: lo dico in particolare a voi, che ogni volta che c'è un referendum abrogativo protestate che è troppo complicato, troppo tardi, troppo poco fruibile, che volevate essere consultati prima. 5) Le indennità dei consiglieri regionali potranno superare quelle dei sindaci del capoluogo: lo dico a voi che vi arrabbiate se i rappresentanti che avete eletto hanno un salario che ritenete eccessivo e volevate abbassarlo. 6) I trasferimenti monetari ai gruppi regionali non verranno aboliti: lo dico a voi che non vi fidate dei vostri rappresentanti perché ci ripetete ogni giorno che quei soldi non vengono utilizzati per iniziative politiche ma per affari personali. 7) Il vincolo della trasparenza per le Pubbliche Amministrazioni non verrà introdotto in Costituzione, quindi non esisterà alcun obbligo di trasparenza da parte loro nei nostri confronti. 8) Le leggi di iniziativa popolare non verranno discusse e finiranno in un cassetto: lo dico a tutti coloro che stanno raccogliendo firme per un legge di iniziativa popolare, con entusiasmo, coinvolgendo cittadini e lavoratori; in primis alla CGIL e al suo un milione e 150 mila firme raccolte per la nuova Carta dei Diritti Universali del Lavoro: non fatele finire al macero, fate in modo che la vostra proposta sia discussa in Parlamento entro 6 mesi. 9) Il CNEL non verrà abolito, continueremo a pagarlo: al momento ci costa circa 20 milioni di € all'anno, in 60 anni ha prodotto 14 proposte di legge nessuna delle quali è stata approvata. 10) I conflitti tra Stato e Regioni sulla legislazione concorrente (che non verrà abolita) continueranno e il contenzioso davanti alla Consulta aumenterà in modo esponenziale: questo rallenta i tempi di risposta per i cittadini e le imprese. 11) La nostra credibilità internazionale che si stava riaffermando con Renzi subirà un crollo con tutte le conseguenze economiche e sociali che ne conseguiranno, lo dico a voi cittadini europei, esterofili che vorreste copiare a turno la Germania, l'Islanda o l'Australia e volete espatriare a tutti i costi e presentandovi come italiani all'estero non volete che vi ridano dietro.
Basta un sì per cambiare l'Italia, il tuo sì al Referendum Costituzionale il 4 dicembre: basta un sì non perché sia semplice cambiare, ma perché il lavoro di costruzione del disegno di legge, di mediazione e di ricerca dell'equilibrio è già stato fatto dai nostri rappresentati in 6 passaggi tra Camera e Senato, in più di 5200 votazioni, 121 emendamenti approvati e un numero di ore di discussione superiore a quello della Costituente del 1946: un lavoro che ha portato ad un testo condiviso - anche al Senato - dal 57% dei parlamentari, un testo per il quale il Senato sarà abolito nella sua forma e nelle sue funzioni attuali con il consenso degli stessi senatori che hanno scelto per il bene del Paese di farsi da parte e lasciare il posto ad un'Italia più efficiente, moderna, al passo con i tempi. Il lavoro è già stato fatto, con una visione del futuro che proietta l'Italia in Europa e che vuole i cittadini protagonisti e partecipi della vita politica del Paese, ora serve il tuo sì.

Nessun commento:

Posta un commento

Prima pensa, poi scrivi