mercoledì 5 ottobre 2016

Una democrazia è più solida se i cittadini possono disporre di un'informazione di qualità.

La legge sull'editoria approvata ieri alla Camera, dopo 376 giorni dalla sua prima presentazione, interviene in modo concreto su un sistema in rapido cambiamento, istituendo un fondo per l’innovazione dell’informazione. Si va dal sostegno alla stampa locale, alle cooperative e agli enti no profit, ai fondi per il passaggio al digitale, dagli aiuti alle start up che presentano progetti d’avanguardia, agli interventi per la crisi delle edicole permettendo loro di diversificare i prodotti in vendita. Si vanno a favorire i giovani con particolare attenzione all’informazione multimediale e digitale. 


Si tratta pertanto di un testo completo, che va ad occuparsi di tutta la filiera dell'informazione. Grazie a questa legge, non saranno spente tante piccole voci che garantiscono nei territori la possibilità di informarsi e sarà favorita l'apertura di nuove iniziative editoriali, in particolare per i giovani sotto i 35 anni. Inoltre, il provvedimento interviene sulla qualità del lavoro del giornalista e sulla sua tutela professionale: è un passaggio storico per il mondo dell'informazione e dell'editoria, che da tempo attendeva una regolamentazione seria per un settore fondamentale per la nostra democrazia.
Soddisfatto l'on. Roberto Rampi, che come relatore del provvedimento in Commissione Cultura e in aula ha avuto modo in quest'ultimo anno di andare a visitare diverse redazioni di giornali, soprattutto di piccoli giornali locali, di frequentare e conoscere tanti del mondo della distribuzione, dei famosi edicolanti tante volte in passato dimenticati dalla politica, dei distributori che si svegliano al mattino, all'alba, per fare in modo che ci siano i giornali affinché anche chi si sveglia prima di tutti li trovi già in edicola. Ecco questo è un mondo poco conosciuto e su cui credo sia stato molto positivo concentrarsi.
E’ una legge molto attesa da giornalisti e editori e che riconosce l’importanza delle televisioni locali e la qualità del servizio pubblico. Grazie ad essa si potrà riorganizzare l’ordine professionale dei giornalisti, mentre vengono finalmente fissati i limiti precisi per i compensi di amministratori  e personale della Rai: il tetto agli stipendi è stato fissato a 240mila euro annui.
"Lo considero un primo passo importante - afferma Rampi - per rilanciare un settore in continua evoluzione di sistemi e linguaggi e garantire un reale pluralismo dell'informazione, tema fondante per la democrazia; se non c’è informazione e se non c’è pluralismo dell'informazione, non c’è democrazia, perché per una reale democrazia non basta votare: bisogna votare in maniera informata e consapevole. Il pluralismo è qualche cosa che si ottiene certo con un'attività del libero mercato, ma anche con un intervento pubblico dello Stato laddove il mercato non riesce a garantire questo obiettivo, e finalmente siamo riusciti a consegnare questo risultato al Paese; valuteremo gli effetti, e avremo modo, se necessario, di intervenire successivamente." 

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