martedì 28 giugno 2016

Intervista di Radio Radicale all'on. Roberto Rampi sulla riforma costituzionale

Giornalista: Siamo con Roberto Rampi del Partito Democratico, membro della Commissione Cultura di Montecitorio e iscritto al Partito Radicale per parlare di riforma costituzionale. Lei ha dichiarato in più di un' occasione che voterà sì al referendum costituzionale dopo averlo fatto in Aula. Perché crede in questa riforma che molti criticano e considerano autoritaria?


On. Rampi: Ci sono diversi elementi; intanto c'è un fatto di coerenza nel senso che credo che tutti noi che abbiamo lavorato in Aula anche per modificare questa riforma assumendoci delle responsabilità per introdurre dei cambiamenti, quando alla fine abbiamo scelto di votare un testo definitivo - che aveva raccolto anche molte delle modifiche da noi volute - a questo punto non possiamo che assumerci la responsabilità del testo come è uscito e quindi sostenerlo anche nel Paese perché non è che uno porta a casa dei risultati e ottiene dei cambiamenti e dopo abbandona il testo e il prodotto di questa mediazione che è stata costruita, quindi questo è un primo elemento di coerenza. C'è un secondo elemento che credo sia decisivo e che ha molto a che vedere con quello che sta succedendo in tutta Europa: noi siamo di fronte indubbiamente a una crisi della democrazia. Questa crisi della democrazia ha a che vedere con molti aspetti e io da iscritto al Partito Radicale sono particolarmente convinto che abbia a che vedere con quel tema che Pannella ha posto negli ultimi anni che  è quello del diritto alla conoscenza; cioè la democrazia è democrazia non se c'è la possibilità di votare ma se ci sono le condizioni per fare una valutazione consapevole delle scelte che si compiono, e queste condizioni hanno a che vedere con l' informazione, hanno a che vedere con la cultura, con l' istruzione e con la scuola, quindi se non si lavora su questi elementi non è sicuramente una riforma costituzionale che risolve un problema democratico. Eppure la crisi della democrazia è anche una crisi che ha a che vedere con la capacità della democrazia di dare risposte in tempi credibili. In questo senso il bicameralismo come si è realizzato in Italia che aveva un significato nell' immediato post-fascismo, quindi con l' idea in qualche modo di impedire una possibilità di decisione in tempi troppo brevi, troppo veloci che c' era stato durante la dittatura e quindi con una spinta a una necessaria concordia per prendere le decisioni; oggi diventa un problema di democrazia. Cioè produce una democrazia che non decide mai e di fronte a una democrazia che non decide mai il cittadino pensa che non serve a niente andare a votare e sceglie altre vie, sceglie delle scorciatoie;  produrre una democrazia decidente secondo me è una soluzione. Terzo tema, entriamo nel merito: mi sembra che troppi pensino che questo è un referendum che diventa un plebiscito sul Governo, invece non è questo. Bisogna valutare quel testo. Quel testo è un testo secondo me molto moderato, non ha nessun tipo di carattere presidenziale, non ha un rafforzamento dei poteri dell' Esecutivo ed è molto più moderato del testo che ad esempio io condividevo molto e che uscì dalla Bicamerale presieduta da Massimo D' Alema, è molto più moderato del testo che invece io non condividevo perché troppo presidenzialista e troppo secessionista, che pure però sostenne il centrodestra e votò il Parlamento e portò a referendum. Non si capisce perché un elettore di Forza Italia o della Lega che votò quel testo anche al referendum o chi sosteneva il testo di D’Alema non dovrebbe votare questo testo nel merito. Se poi vogliamo giocare con la Costituzione in una lotta politica tutta interna io credo che sia sbagliato, e io conosco personalmente persone che in questo momento votano Movimento 5 Stelle o che in questo momento votano Forza Italia e che voteranno a favore del referendum perché è giusto che sia così. Una riforma costituzionale deve essere di tutti: non deve avere un colore politico e non deve avere una parte.

G: In caso di bocciatura  del referendum il Presidente del Consiglio Renzi ha detto arriverà la troika in Italia. Lei prevede sconquassi in caso di no al referendum? E soprattutto da quello che lei ha detto mi sembra che non condivida la personalizzazione del quesito. 

R: No, io non la condivido sicuramente. Credo che in parte sia un po' involontaria però non la condivido. Io non evocherei la troika. Credo che sicuramente sarebbe una battuta d' arresto per un processo riformatore della democrazia che non nasce col Governo Renzi e che in tanti hanno tentato in tutti questi anni quindi forse è bene dare una conclusione a questo processo sapendo che poi ci si potrà sempre tornare sopra, nel senso che stiamo parlando della seconda parte della Costituzione, non vengono toccati i principi. Esistono forme previste dei padri costituenti per intervenire. Facciamo un passo in avanti poi se ci saranno ulteriori correzioni le farà un sistema rappresentativo delle Regioni e della volontà popolare nazionale con le due nuove camere che secondo me avrà anche più strumenti per intervenire anche sul testo costituzionale in maniera efficace. Però questo voglio dire: noi oggi invece abbiamo esattamente il problema contrario - per questo io non sono convinto dell' evocazione della troika. Anche l'esito della Brexit dimostra che noi oggi abbiamo un conflitto violento tra economia e politica, dove la politica si è indebolita e l' economia si è rafforzata. Noi non dobbiamo usare con i cittadini lo spauracchio dell' economia - perché la troika è quello - dobbiamo dire ai cittadini: date forza alla politica, perché la politica siete voi. Poi scegliete - una volta che avrete una politica in grado di decidere - il Governo che preferite ma con la possibilità che quando qualcuno va a governare si trovi nella possibilità di farlo, che sia il Cinque stelle, che sia Forza Italia, che sia il Centrosinistra. Perché quello che è successo in tutti questi ultimi quasi trent' anni è che chiunque è andato al Governo ha dovuto chiudere il proprio mandato dicendo: non sono riuscito o non ho avuto la possibilità di realizzare quello su cui mi ero impegnato; e questo in democrazia non va bene. 


G: Ringrazio l’on. Roberto Rampi del Partito Democratico che voterà sì al referendum costituzionale di ottobre. 


venerdì 17 giugno 2016

Apprezzamento dal Settore Musicale per la presentazione della Nuova Legge per la Musica, un comunicato di Afi, AudioCoop, Fimi e Pmi congiunto

APPREZZAMENTO DAL SETTORE MUSICALE PER LA PRESENTAZIONE DELLA NUOVA LEGGE PER LA MUSICA

Punti fondamentali: quote per artisti emergenti in radio ed estensione tax credit. 
Milano – 16/06/2016 – Il settore musicale ha accolto unitariamente e con estrema soddisfazione la presentazione alla Camera della proposta di legge Delega al Governo,  per la disciplina delle attività musicali contemporanee popolari dal vivo.
AFI (associazione fonografici italiani), AudioCoop (coordinamento etichette indipendenti), FIMI (federazione industria musicale italiana che rappresenta principalmente le major) e PMI (produttori musicali indipendenti), hanno espresso forte sostegno all’iniziativa e sollecitano anche il Governo ed il Ministro Dario Franceschini a dare priorità al DDL.
La proposta, che riconosce il ruolo fondamentale delle attività musicali come componenti essenziali della cultura del Paese, è stata presentata da diversi parlamentari a prima firma  di Roberto Rampi e raccoglie molte delle sollecitazioni giunte dalla filiera musicale per il rilancio del settore.
Le disposizioni contenute riguardano la diffusione della musica dal vivo, la promozione del settore, l’estensione del tax credit musica per artisti emergenti anche alle opere terze (oggi  è attivo per le opere prime e seconde) e, non meno importante, la previsione di una quota di riserva per le opere prime e seconde dei talenti emergenti nella programmazione radiofonica nazionale. Obiettivo molto importante per favorire una maggiore presenza di giovani artisti italiani nella rotazione radiofonica, oggi spesso preclusa.
Secondo lo studio “Italia Creativa” pubblicato da Ernst&Young con il supporto di Siae e delle associazioni di settore, l’industria musicale vale nel suo complesso, in Italia, oltre 4,3 miliardi di euro e occupa oltre 160 mila persone, tra le quali la maggior parte giovani.
Il testo di legge è visionabile qui.

giovedì 9 giugno 2016

sabato 4 giugno 2016

RIP Muhammad Ali

Muhammad Ali è stato uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi. Contrario al perbenismo di una certa parte degli Stati Uniti, conservatrice e incapace di accettare che il campione del mondo dei pesi massimi rifiutasse di onorare la patria nella follia del Vietnam, ponendosi come obiettore e quindi rifiutandosi di partecipare alla guerra. ''Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro''. Il rifiuto di combattere contro un nemico costruito da altri, pur sapendo che in quanto icona del pugilato non gli avrebbero mai chiesto di prendere in mano un fucile ma avrebbe solo dovuto intrattenere le truppe.