giovedì 23 febbraio 2017

Uber, Flixbus e tutte le opportunità gestite all'italiana maniera

Premessa l'esistenza di un cambiamento culturale e sociale in atto che è comunque una grande opportunità per tutti, la Politica come si sta ponendo? Come un antico e conservatore esattore delle tasse o come forza che vuole governare il cambiamento e far sì che i cittadini tutti possano lavorare tutelandone diritti lavorativi, dignità personale, parità di genere e sì, anche la sicurezza? 
La risposta appare scontata ma non lo è. 
Il web, l'affermarsi della sharing economy, l'aumento di persone con un livello di istruzione mediamente più alto rispetto al passato ma con meno potere d'acquisto, sono un cocktail esplosivo se l'impianto normativo non è pronto. L'ultimo caso di Flixbus, con l'emendamento passato in Senato e poi il dietrofront del nostro Partito che promette di intervenire in seguito. A presentare l'emendamento in oggetto al Senato sono stati quattro senatori del gruppo Conservatori e riformisti: Lucio Tarquinio, Francesco Bruni, Luigi D'Ambrosio Lettieri e Luigi Perrone, ex parlamentari di Forza Italia usciti al seguito del pugliese Raffaele Fitto. E' pugliese anche Giuseppe Vinella, presidente di ANAV, l'associazione nazionale autotrasporto viaggiatori. La Viaggi & Turismo Marozzi s.r.l., azienda dello stesso Vinella, opera sulla tratta tra Bari e Roma, la stessa su cui Flixbus è entrata qualche mese fa con i suoi prezzi competitivi. 
Ho personalmente utilizzato Flixbus e mi sono trovata bene, l'acquisto online è tranquillo, rapido e sicuro, su tratte lunghe c'è sempre il doppio autista, autobus puliti e con i servizi. 
Credo che la priorità della politica - o almeno di una politica di sinistra - di fronte a servizi low cost debba essere quella di verificare che siano rispettati i diritti dei lavoratori, cosa che spesso non avviene quando non si regolamenta il settore delle spedizioni low cost per esempio, in cui gli autisti delle consegne assunti tramite cooperativa vengono pagati un tot a consegna e non hanno quindi un'applicazione del CCNL trasporti e logistica. 
L'evoluzione in corso non è reversibile né qualcuno auspica che lo sia, nessuno di noi vorrebbe tornare a non avere i servizi che abbiamo e a dover passare da un intermediario per qualunque acquisto, ma si può entrarci in modo serio e competente, in tempi certi e adatti ai tempi di vita delle persone. Guardando prima alla persona, lavoratore o consumatore, e dopo al mantenimento degli status quo di chi c'era prima. Provando a vedere il cittadino prima come lavoratore, consumatore da tutelare, utente consapevole e solo dopo come contribuente mancato o come eventuale membro di un gruppo costituito (associazione riconosciuta dal Governo o sindacato) 
Prima c'è stato Uber, fenomeno non capito e aggredito superficialmente fin da subito, in corso ci sono AirBnb, tutto il comparto della sharing economy e tante altre realtà nate dal web che si basano sull'autogestione del cliente. Contano sul fatto che il cliente sappia destreggiarsi, abbia competenze informatiche, e dia la priorità al risparmio. Vedono il possibile cliente come una persona libera da vincoli e da paure che affronta la vita di petto e sceglie personalmente le esperienze costruendole da sé. Vivono di recensioni online. Qualche anno fa accadde qualcosa di simile con le agenzie di viaggi: ormai obsolete a meno che non sappiano inventarsi servizi nuovi, sono state pian piano soppiantate da booking e altri siti che aiutano l'utente ad organizzarsi il viaggio. Personalmente non ho mai utilizzato un'agenzia di viaggi dal 2008 ad oggi, ho usato Flixbus e AirBnb ma mai Uber, ammetto tuttavia che ho preso solo due taxi in vita mia (molti anni fa, prima di Uber) ma che, per non saper né leggere né scrivere, vedendo stasera un calmo tassista romano urlare in prima serata su La7 improperi irripetibili rivolti a chi ha avuto l'onere e l'onore di governare questo Paese, ho pensato che da uno così un passaggio non lo accetto neanche gratis. 
Nell'era del 3.0, o la Politica governa il fenomeno, lo indirizza e sceglie sempre di guardare prima al bene del cittadino e ai bisogni diffusi e poi alla conservazione, o perdiamo una grandissima occasione: quella di avere un Paese più moderno e una politica più forte nel suo potere contrattuale con l'economia imperante. Il mercato libero va certamente regolamentato, ma per regolamentarlo occorre uno studio approfondito, l'ascolto delle diverse categorie, non emendamenti passati nella notte e inseriti in un decreto legge che poi viene mandato blindato alla Camera con la fiducia. 
Serve piuttosto uno studio delle regolamentazioni che hanno funzionato all'estero, uno sguardo a quali possono essere i risvolti positivi se le persone si spostano di più usando un servizio acquistato online, e serve una nuova consapevolezza di chi sta offrendo servizi ormai vecchi: rinnovarsi per offrire qualcosa in più e garantire la propria presenza sul mercato. Occorre un cambio di rotta, perché quello che vediamo ad ogni flame proposto dal web è solo la punta dell'iceberg ma molti non stanno guardando al di sotto.  
Serve conoscenza, ascolto, maturità, e un approccio della politica volto a trovare punti di incontro, a ricomporre e non a aizzare la rabbia come avvenuto per esempio fuori dalla sede del PD romano con i tassisti. 

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