lunedì 22 gennaio 2018

Scegli il Partito Democratico, scegli il lavoro

Rivendichiamo con orgoglio il lavoro fatto dal Partito Democratico in questi 5 anni di governo. Perché per la prima volta nella storia, si è provato ad intendere il lavoro non solo nella sua dimensione contrattuale, ma soprattutto nella sua dimensione retributiva ed identitaria intervenendo sui redditi più bassi per esempio con il bonus di 80 € e provando a dare una risposta di senso a chi ha scelto di avere una partita iva (penso alla legge Grìbaudo in proposito); si è parlato di lavoratori della cultura, 300.000 lavoratori che non sono riconducibili ad un unico inquadramento ma sono persone ciascuna con la propria storia, le proprie scelte, la propria passione e soprattutto la propria professionalità, che oggi hanno finalmente maggiori tutele. Penso anche alla difficile battaglia contro il caporalato, una delle grandi piaghe del mondo dell'agricoltura e così difficile da sradicare alle fondamenta perché fa leva sulle maggiori fragilità di chi è ai margini della società. A questo link http://www.deputatipd.it/fatticoncreti?tid=177 trovate 17 schede sul tema del lavoro e su quanto fatto dal nostro PD in questi anni, vi invito a leggere i singoli dossier in modo da essere informati sui contenuti, nel merito e non solo "per sentito dire" su quanto è stato fatto: prima di scegliere, informatevi. Chi fa politica vendendo semplificazioni e soluzioni a portata di mano, vi sta truffando. Chi racconta quanto fatto e fa delle proposte su cosa c'è da migliorare, può rappresentarvi con più consapevolezza e con più maturità perché vuole ascoltare il vostro mondo e farsi carico delle vostre istanze. Per questo il 4 marzo scegli il Partito Democratico. 

domenica 21 gennaio 2018

Stati uniti d'Europa: perché ci crediamo

La sfida della sovranità europea è la sfida della nuova sovranità italiana, fuori da questo spazio c'è un ripiegamento verso vecchi meccanismi del '900 e chi porta avanti questa idea di chiusura sta immaginando un destino declinante sia per l'Italia come Paese sia per la cultura europea stessa. Serve fare un lavoro popolare per portare a terra questa sfida, tra la gente, nel quotidiano, nelle imprese, in chi cerca una risposta di senso: non una battaglia di convegni ma di strada, che ci permetta di raccontare tra la gente la nostra visione di società e come immaginiamo l'Italia in Europa tra 5, 10, 15 anni. Io credo nella generazione Erasmus, perché ne faccio parte: l'identità europea si costruisce anche così, con scambi culturali per i nostri giovani che rafforzino il senso di appartenenza e mettano da parte i muri e le distanze tra i diversi territori.

“Se noi non sapremo farci portatori di un ideale umano e moderno nell'Europa d'oggi, smarrita ed incerta sulla via da percorrere, noi siamo perduti e con noi è perduta l'Europa” (Luigi Einaudi)