sabato 17 marzo 2018

Intervista di Roberto Rampi a Radio Radicale sulla riforma dell'ordinamento penitenziario e sulla direzione PD


13 marzo 2018- di Giovanna Reanda  

Potete riascoltare l'intervista qui: 

https://www.radioradicale.it/scheda/535780/intervista-a-roberto-rampi-sulla-riforma-dellordinamento-penitenziario-e-sulla


G: On. Roberto Rampi, neo-eletto senatore. Ha una doppia tessera del Partito Radicale, quindi partiamo subito dalla riforma dell’ordinamento penitenziario: adesso è il momento in cui il Presidente del Consiglio deve portare in consiglio dei ministri questa riforma tanto attesa e su cui si è lavorato tanto.
R: Credo che sia assolutamente così perché credo che non si possa sprecare il lavoro importante fatto, perché credo che sia fondamentale per le condizioni delle nostre carceri che sono una condizione di democrazia e perché sono anche convinto che nel cambio di Governo e nel cambio di maggioranza parlamentare che ci sarà, consegnare quel lavoro completo possa essere utile a chi ha idee anche diverse per uscire dagli slogan e misurarsi con la concretezza. Lì c’è un risultato, un risultato che è stato costruito in maniera faticosa, anche con dei livelli di mediazione: non è l’ottimo, ma l’ottimo nel mondo non esiste. Credo che sia un dovere del Partito Democratico consegnare quel lavoro come lavoro compiuto e lascerei eventualmente ad altri non la scusa di non fare il lavoro, ma di andare a correggere ciò che ritengono, come e dove, e a quel punto sarà anche un dibattito interessante e mi piacerebbe anche farlo.
G: Ecco siamo tolleranti però il Partito Democratico queste elezioni non sono le ha vinte ma le ha perse anche male allora il clima che c'è all' interno del suo partito che c'è stata questa direzione che ha visto conto l'uscita di scena a modo suo dell'ormai dimissionario Renzi e l' apertura di una fase congressuale. Intanto che cosa che impressioni ne ha ricavato lei da questa direzione che cosa pensa che succederà dove state andando?
R: Sicuramente sul voto è evidente che quella del Pd è stata una sconfitta molto dura e anche una batosta - un termine che io non uso facilmente – lo uso perché c'è una questione di dimensioni e c'è in queste dimensioni anche la distribuzione del voto; io vengo dalla Lombardia: non è andata particolarmente bene in Lombardia ma ha dei numeri che si possono avere in un sistema democratico tripartito dove c'è la prevalenza di una forza in una elezione magari di un’altra in un altro momento. Nel centro Italia c'è ancora una certa tenuta anche se non ci sono più i numeri di una volta, e forse è anche più sensato democraticamente così; ma i voti del Partito Democratico nel Mezzogiorno non sono i voti di una normale alternanza democratica, sono i voti di una débâcle totale quindi di una necessità di ripensamento complessivo. Ma io credo questo ripensamento lo debba fare il PD in assoluto perché credo che dentro al nuovo disegno italiano ma anche mondiale. perché questo tema riguarda quanto meno tutti i Paesi occidentali, la sinistra debba darsi un nuovo orizzonte dei nuovi messaggi di nuovi contenuti. Ecco la novità positiva della direzione di ieri, io invito tutti gli ascoltatori di radio radicale perché mi permetto di dire da ascoltatore di radio radicale ed iscritto al partito transnazionale credo che siamo una comunità di persone che approfondisce e che non si ferma solo al titolo del giornale o alla notizia lanciatala relazione di Maurizio Martina ieri, sette pagine di relazione, è l' inizio di un ragionamento che comprende sia un ripensamento del partito democratico del suo modo di essere nelle sue forme e sia rispetto alla sua collocazione in un ragionamento internazionale. Io dico, prendendomi le mie responsabilità individuali, ci trovo molto della riflessione fatta nel mondo radicale in questi anni perché c'è una questione che riguarda il diritto la conoscenza cioè la questione che riguarda le forme della democrazia le modalità di costruire la rappresentanza non dando più per scontate quelle che funzionano oggi; io credo che il Partito Democratico debba partire da lì, Se invece riprendiamo a fare la discussione sui nomi, su questo nome quell' altro, le gare tra i tifosi ecco questo potrebbe davvero portarci a un esito da cui non se ne esce più perché in questi anni avremo sicuramente sbagliato dei provvedimenti ma quello che ha colpito di più è intanto la nostra litigiosità interna e poi non essere riusciti a dare un senso forte autorevole un perché all’adesione ad un campo. Invece è molto chiaro per quanto riguarda Cinque Stelle piuttosto che Lega, ovviamente molto chiaro e a mio parere molto poco condivisibile ecco.  
G: E per il dopo? Il presidente Mattarella chiede senso di responsabilità, ma un appoggio esterno poi a chi? Movimento Cinque Stelle, Centrodestra, Lega?
R: Allora io credo che la responsabilità parta intanto dal rispetto del voto dei cittadini, nel senso che qualcuno dice ho letto anche in queste ore: il PD sia rispettoso della Costituzione, non c'è il premierato, non c'è più il maggioritario, quindi i governi si costruiscono in Parlamento. Assolutamente vero, però le elezioni hanno un senso e i cittadini vanno a votare se vogliono mandare un messaggio chiaro: mi sembra che il messaggio di cambiamento , di un desiderio di voltare pagina sia la cifra di queste elezioni, quindi smentire questo messaggio sarebbe sbagliato. Io non lo so se Lega e Cinque stelle siano in grado di trovare dei punti di convergenza forti, io li vedo. Li vedo da parlamentare ma anche da appassionato di politica, da lettore li vedo molto forti e credo che la loro responsabilità sia quella di proporre una soluzione; particolarmente queste due forze. La soluzione può avere tante forme, può anche avere la forma di appoggio esterno, può anche avere la forma di un nome diverso da un altro che anche quali nomi vai a proporre per fare il Presidente Consiglio, per fare i ministri, quali programmi sono tutti in discussione. Il PD non ha intenzione né di chiudersi in un angolo e dire non parliamo più con nessuno e neanche di fare non lo so quelli arrabbiati che viste le offese subite, viste le parole dette, che sono gravissime e quindi fa un po' specie insomma che oggi qualcuno chieda il nostro appoggio, però fa parte della politica io la considero una vittoria forse hanno capito che con qualcuno devono parlare. Ecco la dico così: quando i miei colleghi Luigi Di Maio e il mio ex collega Di Battista dicono “adesso dovete parlare con noi” lo dico no, voi dovete parlare con qualcuno, perché in questi anni avete deciso di non parlare con nessuno e qui dentro si potevano fare tante cose migliori se voi aveste parlato con qualcuno.  Adesso mi sa che dovete uscire da solipsismo e parlare con qualcuno.

sabato 10 marzo 2018

I migliori errori di questi 5 anni

Ho aspettato qualche giorno, per riprendermi. Dalla sconfitta di Gori principalmente, che non mi aspettavo, meno che meno in una dimensione così eccessiva. 20 punti di distacco dal fantasma Fontana, e un dubbio che sorge spontaneo: la prossima volta non facciamo niente che tanto peggio di così non può andare? E poi dalle dimissioni di Renzi, che lasciano il nostro partito temporaneamente senza una guida. Per me, che ho creduto fermamente in un rinnovamento della politica che partisse dall'interno del nostro partito, una profonda delusione. Poi ho provato a mettere in fila qualche pensiero sulle cause di questa sconfitta, anche se non sono esaustive e non rispondono a tutte le mie domande.

1) Rappresentare chi: un'Italia divisa in tre, quella che ci restituisce il voto: la maggior parte delle regioni del Nord che scelgono la flat tax e il no ai migranti, Emilia Romagna e Toscana che resistono appena appena, quelle del sud in massa a seguire chi ha promesso il reddito di cittadinanza. Pare evidente che non siamo stati in grado di intercettare un disagio sociale diffuso, che chi si trovava in condizioni di incertezza e/o di paura ha preferito dare la propria fiducia a risposte chiare e semplici seppur false. Dunque dovremmo cedere ad un bisogno di semplificazione del messaggio per un elettorato meno abituato al linguaggio della politica, o possiamo ritornare a pensare ad una politica che abbia anche una sua funzione pedagogica? Possiamo rappresentare cittadini che corrono dietro a promesse irrealizzabili, senza rinunciare alla nostra identità di centrosinistra e ai nostri valori? Una domanda a cui non ho ancora trovato risposta.
http://www.demos.it/a01485.php


2) Mancanza di presa in carico delle paure delle persone: va detto, di fronte alla paura della povertà, del diverso, di uno Stato che ti sobbarca di tasse, spesso abbiamo lasciato soli i cittadini. Invece di avvicinarci a quelle paure, provare a capirle e a farcene carico, abbiamo opposto la nostra visione del mondo: un mondo idilliaco in cui tutti devono pagare le tasse, in cui il problema della sicurezza non esiste, in cui se non hai soldi è un problema tuo e basta che non li spendi, salvo accorgerci che usciamo da 30 anni in cui si è investito sull'individualismo e si sono considerate le persone prima come consumatori e poi come cittadini.

3) I circoli PD: oggi tutti parlano di ripartire dalla base, ma mi chiedo innanzitutto se la base sia sufficientemente motivata, consapevole ed informata sul lavoro svolto dai nostri rappresentanti sul livello nazionale. Perché chi ha avuto tempo, voglia e strumenti, ha ben lavorato durante tutta la campagna elettorale e anche prima, ma spesso senza ruoli adeguati alle competenze, senza materiali a disposizione per tempo, senza comunicazioni dirette sul lavoro da svolgere, chiare e coordinate, mentre chi ha avuto l'onere di mandare avanti i circoli talvolta erano persone a cui era dovuta una posizione, ma di fatto non seriamente intenzionati a supportare il progetto così come pensato da Matteo Renzi. Ovviamente con le dovute eccezioni in alcune aree però già avvantaggiate come base socioculturale di partenza. In tutto ciò dispiace che l'iniziativa, secondo me ottima, messa in campo a dicembre con la richiesta di volontari per i territori da parte del pd nazionale non sia stata presa in carico dai livelli locali, o meglio si sia dispersa in molti circoli che osteggiavano il cambiamento e sostenevano che i rappresentanti di lista potevano essere nominati come sempre 3 giorni prima: il "si è sempre fatto così" va spesso ad ostacolare il cambiamento ma in questo caso specifico credo che riuscire ad avere delle forze nuove e più presenti, coordinate tutte insieme da un unico livello, sarebbe stato utile, e che i circoli avrebbero dovuto collaborare con la mobilitazione richiesta. A meno che non si trattasse di mancanza di volontà di seguire le indicazioni con il preciso proposito di affossare Matteo Renzi, ma non credo si tratti di questo, piuttosto di generale pigrizia e malavoglia.

4) Informazione e comunicazione: in questi 5 anni di Governo, molti dei provvedimenti a cui abbiamo lavorato sono passati poco ai cittadini interessati da quei cambiamenti, e non sono quindi arrivati alle persone in target. Un problema di comunicazione ma non solo nostro: i media hanno spesso preferito dare spazio ad altri tipi di informazione, più scandalistici, e mancano i corpi intermedi o sono delegittimati. Per esempio: tutte le p.iva sono state informate dei cambiamenti della legge Gribaudo? Tutto coloro che hanno un famigliare disabile sono a conoscenza della legge sul "Dopo di noi"? Chi va al lavoro in bici sa che dall'approvazione del DL Collegato Ambientale del dicembre 2015, la mezz'ora prima e dopo l'orario lavorativo è assicurata dall' INAIL così come avviene per chi va al lavoro con l'auto o con i mezzi pubblici? E chi è potenzialmente interessato al Reddito di Inclusione sa della sua esistenza, ne conosce le regole, e sa che è merito del Partito Democratico? Ascoltando le persone per strada in queste settimane di campagna elettorale, pare di no. Certo è difficile andare in target con questo tipo di informazione ma in questi senso dobbiamo chiederci se non sia dovuto alla mancanza di una riforma interna dei sindacati, e se non andasse meglio utilizzata la comunicazione istituzionale man mano che il Parlamento ed il Governo approvavano nuove leggi, per farle arrivare ai diretti interessati pur in una società parcellizzata come la nostra.

martedì 6 marzo 2018

Roberto Rampi in Senato

Una piccola luce nel buio in queste giornate nere: il nostro parlamentare del territorio Roberto Rampi eletto al Senato come secondo nel proporzionale Lombardia 5 (Simona Malpezzi passa nel collegio di Bergamo). Dopo una notte di incertezza, infine è arrivata la conferma: Rampi è tra i 9 senatori lombardi del Partito Democratico (1 uninominale a Milano, Tommaso Cerno, e 8 nel proporzionale: Alessandro Alfieri, Eugenio Comincini, Alan Ferrari, Simona Malpezzi, Franco Mirabelli, Antonio Misiani, Tommaso Nannicini, Roberto Rampi).
E allora, nonostante tutto, 247.279 grazie a tutti gli elettori del nostro collegio plurinominale.


sintesi post-voto

1) quelli in blu vogliono la flat tax
2) quelli in giallo vogliono il reddito di cittadinanza
3) sto cercando il passaporto